Adaline – L’eterna giovinezza: recensione film

BLAKE LIVELY ED HARRISON FORD IN UNA FAVOLA “IMMORTALE”

Adaline posterGENERE: drammatico

DURATA: 110 minuti

USCITA IN SALA: 23 Aprile 2015

VOTO: 3,5 su 5

Il mito dell’eterna giovinezza, accompagna favole e leggende fin dagli antichi. La caducità della vecchiaia è da sempre al centro degli scritti di poeti e romanzieri, in tempi moderni associata soprattutto alla vanità del genere femminile, ma, in fondo, accomunabile ai timori di ogni essere umano. Dopotutto, come vi sentireste se il vostro giovanile aspetto fosse destinato a rimanere immutato per sempre? Per la maggior parte di noi, si tratterebbe certamente di un sogno ad occhi aperti, ma quali sarebbero le conseguenze a lungo corso, specialmente per gli affetti che ci circondano che non possono usufruire di tale fortuna? Questi i dilemmi morali al centro della trama di Adaline – L’eterna giovinezza (in originale, non a caso, The Age of Adeline).

La protagonista, Adaline Bowman è vittima di un incidente automobilistico. Circostanze fortuite e irripetibili (più o meno) la salvano miracolosamente, donandole in aggiunta l’immortalità. Siamo negli anni ’30, e Adaline ha 29 anni. Inseguita dalle autorità, la donna trascorrerà i successivi anni cambiando costantemente la propria identità e viaggiando per il mondo, cercando di non instaurare relazioni particolarmente durature. A far entrare in crisi il suo fugace stile di vita l’incontro con l’affabile Ellis Jones, che metterà a repentaglio il suo stesso segreto.

La pellicola è diretta da Lee Toland Krieger, regista del The Vicious Kind premiato al Sundance Film Festival, ma il suo non è il primo nome che ha accompagnato la gestazione del progetto. Inizialmente, infatti, per dirigere il film sono stati in lizza l’italiano Gabriele Muccino e la spagnola Isabel Coixet. Ma anche il reparto attoriale non è stato esente da trattative non andate in porto, da Katherine Heigl (Grey’s Anatomy, Molto Incinta), ad Angela Lansbury, fino a Natalie Portman, la quale ha rifiutato il ruolo della protagonista.

La scelta, come sappiamo, è così virata sull’ex-Gossip Girl Blake Lively, bellezza “immortale” che ben impersona il mito alla base del film. Insieme a lei, nella parte dell’affascinante Ellis Jones, il Daario Naharis (quello del recasting) di Game of Thrones Michiel Huisman. Harrison Ford, invece, tornato recentemente nei vecchi panni di Han Solo per il prossimo episodio di Star Wars, interpreta suo padre William, al centro dell’avvincente plot twist della seconda parte della trama.

Eppure, paradossalmente, è la prima parte quella che funziona meglio, dove dominano i toni quasi da commedia, o perlomeno più leggeri, che vengono poi soppiantati da quelli più propriamente drammatici nella seconda. Le scenografie e i costumi delle varie epoche vissute dall’Adaline in fuga dal Governo, caratterizzano al meglio la suggestiva alternanza tra passato e presente che ha luogo in questa porzione di film. Le avventure della novella “Highlander” vengono accompagnate da un’emozionante atmosfera mistica, condita da un magico “sense of wonder” che ben mette in scena l’eccezionalità della vicenda. Il tutto viene reso in particolar modo dall’intrigante rapporto della protagonista con la propria figlia, fisicamente più anziana di lei.

È quando entra in gioco una più precisa linearità della trama, dettata dalla centralità della componente romantica, che si palesano le noti maggiormente dolenti. Nello sviluppo della storia d’amore, infatti, alla sceneggiatura del duo J. Mills Goodloe e Salvador Paskowitz riesce un po’ difficile staccarsi dalla banalità. Discorso diverso per il personaggio di Harrison Ford, con cui lo spettatore fatica ad empatizzare, vista la presenza piuttosto tardiva all’interno del racconto. La scelta di ritardare la scoperta della verità sulla sua connessione con Adaline, per quanto giustificata dagli intenti narrativi, risulta così alquanto controproducente. In bilico sul filo della prevedibilità si posiziona, invece, l’happy ending finale, scontato in un’ottica generale, ma coerente con la positività e l’aria di meraviglia che permea tutta la sognante favola di Krieger.

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