Happythankyoumoreplease: Missing in Italy

IL DEBUTTO DI JOSH “TED MOSBY” RADNOR DIETRO LA MACCHINA DA PRESA

happythankyoumoreplease2GENERE: commedia drammatica

DURATA: 100 minuti

VOTO: 3,5 su 5

No, non è uno scioglilingua. Happythankyoumoreplease è sia l’esordio alla regia di Josh Radnor, sia la particolare filosofia di vita che la pellicola cerca di trasmettere agi spettatori. Radnor, che oltre a dirigerlo, scrive e interpreta il film, tramite la storia dei suoi personaggi vuole così infondere un messaggio di speranza, per una società caratterizzata dall’armonia collettiva, dove alla domanda “come ti senti?”, si possa rispondere “felice, grazie, ancora per favore”.

D’altronde, lo scenario che fa dà sfondo alle vicende dei protagonisti è quella New York raccontataci dai più diversi e svariati autori, cinematografici quanto letterari: una gigantesca e frenetica metropoli, dove la sensazione di sentirsi soli e abbandonati è all’ordine del giorno. Ed è qui che Sam Waxler, romanziere afflitto dal classico “blocco dello scrittore”, incontra Rasheen, un bambino, per l’appunto, completamente disperso in metropolitana. La decisione, irresponsabile e quasi inconsapevole, di tenerlo temporaneamente con sé, arriverà a coinvolgere tutta la sua cerchia di amici, da sua cugina Mary Chathrine e il suo ragazzo Charlie, alla migliore amica Annie, afflitta da alopecia e ideatrice del concetto che dà il titolo alla pellicola. La sua strada, poi, s’incrocia con quella di Mississippi, cantante e cameriera, con la quale scatta un immediato colpo di fulmine.

Nel cast, oltre che il già citato “Ted Mosby”, ad interpretare l’infatuazione di Sam troviamo Kate Mara, sorella di Rooney, ammirata nella recente prima stagione del serial Netflix House of Cards (e protagonista del prossimo reboot dei Fantastici Quattro in uscita). Il ruolo della cugina del protagonista tocca all’immancabile Zoe Kazan, scelta sicura e ricorrente del cinema indipendente americano. Il suo ragazzo, Charlie, è interpretato invece da Pablo Schreiber, indimenticabile performer della seconda stagione di The Wire, apparso ultimamente nella pluripremiata serie Orange is the New Black (sì, sempre Netflix). Menzione particolare per Malin Akerman, più avvezza a parti prevalentemente comiche (Lo spacca cuori) che qui incarna gli ideali più profondi e suggestivi del film.

Josh Radnor scrive il film nel 2006, tra la prima e la seconda stagione del popolare serial tv How I Met Your Mother. Riesce a realizzarlo solo tre anni più tardi, dopo aver ottenuto finalmente il budget necessario. Il suo lavoro viene selezionato al Sundance Film Festival del Gennaio del 2010. E l’atmosfera e lo stile tipicamente “indi” si respirano nell’arco di tutta la visione. Radnor non è sicuramente il primo attore che tenta la strada della regia, anzi, proprio nel campo dell’indipendente viene subito da pensare a Zach Braff, anch’esso ex-protagonista di una sit-com di culto (Scrubs). Paragone non casuale, poichè entrambi riescono a comunicare il loro tocco personale, tramite una messa in scena essenziale e mai banale. Dopotutto, in un campo del genere, il rischio di incorrere in un prodotto insipido o dimenticabile è sempre dietro l’angolo, ma non è questo il caso dei due giovani e promettenti registi in erba, che svestono i panni dell’interprete comico per vestire quelli dell’autore cinematografico con risultati piuttosto lodevoli e significativi.

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