Open Windows: Missing in Italy

IL THRILLER DI NACHO VIGALONDO SUGLI ORRORI DELL’ERA DIGITALE

open-windows (1)GENERE: Thriller

DURATA: 100 minuti

VOTO: 2,5 su 5

Nell’era di Internet e dei social network, degli smarthpone e dei tablets, dell’invasione del “quotidiano” nel mondo globale della rete, in maniera immediata e in larga scala, la sicurezza della propria privacy appare sempre più un lontano ricordo. E’ questa la realtà che Open Windows, film del 2014, cerca di rappresentare, attraverso una tecnica del tutto nuova e suggestiva.

La storia vede come protagonista il giovane Nick Chambers, che gestisce una fan-page dedicata alla famosa attrice Jill Godard. In occasione del suo ultimo film, la donna mette in palio, in un concorso online, la possibilità di trascorrere una serata con lei. Dopo aver partecipato e vinto, Nick riceve la chiamata di Chord, il manager di Jill, che non solo gli comunica che l’attrice non si presenterà, ma che tutto il contest è stato cancellato. Successivamente, però, gli illustra di aver hackerato il cellulare della ragazza, invitandolo a spiarla direttamente dal suo computer, tramite la camera al suo interno. E’ solo l’inizio di un piano diabolico del manager che coinvolgerà entrambi i soggetti protagonisti, in una stretta dinamica tra osservatore ed osservato, in un thriller frenetico al limite dell’horror psicologico.

Il regista è lo spagnolo Nacho Vigalondo, anche attore e sceneggiatore della pellicola, che dirige il suo primo film in lingua inglese. Il nome del filmaker sarà meno noto al grande pubblico, ma può vantare nel proprio curriculum rilevanti opere di genere fantascientifico. Timecrimes (Los Cronocrìmenes, in originale) è il più famoso, film del 2007 sul tema dei viaggi del tempo. Come scrittore va sicuramente citata la realizzazione della miniserie a fumetti Supercrooks, che lo ha visto collaborare col celebre autore Mark Millar, datata 2012 ed edita dalla Marvel Comics.

Nel ruolo dello sfortunato protagonista, Nick Chambers, troviamo Elijah Wood, il Frodo Baggins del Signore degli Anelli di Peter Jackson, per quei pochi che non lo sapessero. Jill Goddard è interpretata dall’ex-diva del cinema hard Sasha Grey, ormai nel giro delle produzioni cinematografiche già dal The Girlfriend Experience di Steven Soderbergh del 2009, qui nella doppia parte della star famosa e sogno proibito di Nick, e di quella tipica della “scream girl” da genere horror. Il villain Chord, invece, è Neil Maskell, che gli spettatori di serie tv più navigati riconosceranno come il Piètre dello show cult britannico Utopia, e ricordando proprio tale performance, difficile dire non sia stato fatto un buon lavoro in fase di casting.

La testata cinematografica Indiewire considera Open Windows: “La finestra sul cortile del ventunesimo secolo”, paragone azzeccato per l’impostazione di base, ovviamente fuori da ogni altro tipo di confronto con il capolavoro di Hitchcok. In un’intervista Nacho Vigalondo rivela di esser partito dall’idea di voler scrivere un thriller in cui Internet giocava una presenza importante, nello stesso modo in cui veniva presentato nel Closer del compianto Mike Nichols. Ripensando a come, nella suddetta pellicola, Jude Law si divertiva ad ingannare un ignaro Clive Owen, nascondendosi dietro l’anonimato dello schermo del proprio computer, viene subito facile il riferimento a ciò che succede nel film di Vigalondo.

Il web come componente integrante, quindi. Il regista spagnolo non si limita, però, alla resa esclusivamente narrativa di un simile concetto, ma fa di più, conformandolo all’intero impianto tecnico. Di conseguenza, opta per una messa in scena mai vista sul grande schermo, con l’uso di dodici tipi di cineprese, dalle tecnologie più comuni come webcam, cellulari, tablets, a quelle più ricercate, come le cineprese per la mappatura in 3D, di sicurezza e satellitari. L’esperimento di un film in multiformato, interamente in “screencast”, rappresenta sicuramente, da una parte, il grande pregio della pellicola, ma, dall’altro, un grosso handicap (paradossalmente) per l’identificazione dello spettatore, motivo che deve aver reso così complicata la sua distribuzione.

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