Run all night: recensione film

OGGI AL CINEMA IL NUOVO ACTION-THRILLER DI LIAM NEESON

run all night posterGENERE: thriller, azione

DURATA: 109 minuti

USCITA IN SALA: 30 Aprile

VOTO: 3,5 su 5

Una corsa frenetica e asfissiante tra le strade più dure e brutali di New York, densa di inseguimenti, omicidi e vendetta, tutta da consumarsi improrogabilmente nel giro di una notte soltanto. Questa l’idea di base di, appunto, Run all night – Una notte per sopravvivere, ultima fatica dell’accoppiata Jaume Collet-Serra, il regista, e Liam Neeson, l’attore protagonista, che hanno già collaborato insieme in Unknown – Senza identità (2011) e in Non-Stop (2014). L’interessante lavoro di sceneggiatura è, invece, firmato da Brad Ingelsby. Prodotta dalla Vertigo Entertainment e distribuito dalla Warner Bros. Pictures, la pellicola arriva oggi nelle nostre sale.

Ma Run all night non è solo un “semplice” film d’azione, ma anche, e soprattutto, il percorso di redenzione dell’ex gangster e cecchino Jimmy Conlon, di Brooklyn, conosciuto un tempo, non a caso, come Il Becchino. Un’espiazione sì personale, ma, in particolare, mirata al perdono del figlio Mike, autista di limousine ed onesto padre di famiglia, con il quale non ha più contatti da anni. La chance gli si presenta, però, nella maniera peggiore possibile. Mike, infatti, assiste involontariamente ad una sparatoria, in cui è coinvolto il figlio di Shawn Maguire, amico di vecchia data di Jimmy e suo boss e mandante quando era in attività. Quando il suo, di figlio, viene così preso di mira dalla criminalità organizzata, Jimmy si vede costretto  a dover prendere una scelta, tra il “vecchio” mondo in cui ha sguazzato per gran parte della sua vita e la famiglia che per anni ha abbandonato. Jimmy ha solo una notte per cercare di salvare Mike, sé stesso e la sua anima.

A giudicare dalla trama, si può già intuire quanto la pellicola basi le proprie fondamenta sul violento scontro delle due fazioni, sorrette ed impersonate magistralmente dai due attori più esperti e conclamati: Liam Neeson da una parte, nella ruolo di Mike Colson, ed Ed Harris dall’altra, in quello di Shawn Maguire, amici/colleghi di una vita, che si ritrovano, con loro stesso rammarico, avversari all’ultimo sangue. Entrambi non necessitano certo di particolari presentazioni.

Il personaggio di Neeson ricalca in parte il modello da lui interpretato nella parentesi più recente della sua carriera, su tutti quello dell’agente della CIA Bryan Mills della saga Taken, nel suo essere duro, incredibilmente sveglio e micidiale con un’arma in mano. A proposito di quest’ultima considerazione, battute come “sono troppo vecchio per continuare a correre” non sembrano esser messe lì a caso, facendo simpaticamente il verso a quelle dell’iconico Danny Glover di Arma Letale, per esempio. La lettura più intrigante, però, sta nel fatto che siamo di fronte ad un vero e proprio anti-eroe, più consono, in realtà, al personaggio di Mel Gibson (prendendo la stessa saga come riferimento), anche se in misura decisamente maggiore. Per quanto cerchi di redimersi agli occhi del figlio, infatti, Jimmy Colson ha pur sempre un passato da spietato sicario alle spalle, con tanto di azioni spregevoli e deprecabili anche per un tipo del genere, come la breve apparizione del fratello, interpretato da Nick Nolte, che difficilmente passa mai inosservato, non fa alcuno scrupolo a ricordare.

Intanto, il rapporto più innovativo, forse anche più di quello con lo stesso figlio, è il già citato e significativo scontro verbale, quanto fisico, con Ed Harris. Esplicativa, a riguardo, la scena del loro intenso faccia a faccia,  sullo sfondo del loro bar preferito, ricco di ricordi di una vita passata insieme. Il dialogo tra i due vecchi amici è drammaticamente intenso al punto giusto, e si respira perfettamente la sofferenza e il rimpianto per la situazione creatasi, quanto, al tempo stesso, il profondo rancore che adesso li divide.  Nei panni di Mike troviamo l’attore Joel Kinnaman, star della pluri-acclamata serie della AMC The Killing e protagonista nel controverso remake di Robocop del regista Josè Padhilla. Al suo fianco, nel ruolo della moglie Gabriela, in dolce attesa e già madre delle sue due figlie, Genèsis Rodrìguez, apparsa recentemente nel Tusk di Kevin Smith.

Originalmente il film doveva essere ambientato a Philadelphia, città natale dello sceneggiatore, sullo sfondo dei crimini perpetrati dalla mafia italiana. Quando la produzione ha poi deciso di cambiare location, Brad Ingelsby ha fatto ricerche sulla mafia irlandese. Si è così finiti per puntare sugli “Westies”, temibili mafiosi che tagliavano le gole e dettavano legge a Hell’s Kitchen negli anni ’70. Curiosa la corrispondenza col noto quartiere newyorchese, vista la presenza di Vincent D’Onofrio nel cast. Se qui, infatti, interpreta il ruolo dell’incorruttibile detective John Harding, vero ago della bilancia della storia e speranza di salvezza per i due Colson, lo si può invece ammirare nella parte, opposta a dir poco, del temibile e spregevole Kingpin/Wilson Fisk, villain delle serie Marvel’s Daredevil ambientata proprio ad Hell’s Kitchen. L’attore, famoso soprattutto per il personaggio di Leonard Lawrence (“Palla di lardo”, per intenderci) del capolavoro Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, si può dire considerare decisamente tornato alla ribalta, almeno nelle produzioni più popolari e commerciali, visto che oltre il serial Netflix, comparirà anche nell’attesissimo Jurassic World di Colin Trevorrow.

Come abbiamo detto in fase di presentazione, la trama principale della pellicola si svolge interamente nell’arco di una notte, eppure, com’è naturale che fosse, il produttore Michael Tadross racconta che le riprese sono andate avanti per il totale di ben 48 notti. Stacchi che, però, non si sentono affatto durante la visione, caratterizzata dal ritmo eccessivo e che non lascia un attimo di respiro grazie all’ottimo montaggio, che può per questo ricordare i fasti dei due episodi di Crank con Jason Statham. Allo stesso modo, va dato merito alla pregevole regia di Collet-Serra, che abilmente sfoggia complessi quanto suggestivi movimenti di macchina e affascinanti virtuosismi, a volte addirittura non necessari (vedi la sequenza finale, allungata fino all’inverosimile). Run all night non presenta certo nulla di particolarmente nuovo, tra stereotipati picchiaduro e dialoghi fatti di minacce stracolme di testosterone, ma se cercate un classico film d’azione, rimarrete senza dubbio piacevolmente sorpresi o, almeno, più che soddisfatti. A tal proposito, chiudiamo con le parole dello stesso regista, che promette: “se il pubblico viene per vedere l’azione, sarà coinvolto dalle emozioni, ma si troverà anche ad affrontare una bella avventura”.

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