PERCHÉ CAMBIARE VITA, SE PUOI AGGIUSTARE QUELLA CHE HAI?
Queste sono alcune domande che Scanio Libertetti (interpretato dal bravo attore Daniele Savoca), ingegnere mancato che vive nella provincia piemontese, seguendo un ritmo lento e non riuscendo e non volendo stare dietro a quello scelto dai suoi amici, si pone e pone agli altri. Con i tratti dell’eremita contemporaneo, Scanio vive le sue giornate aggiustando macchine del caffè, vive in una casa facendo da balia al porcellino d’india della sua padrona per pagare meno affitto, passa a trovare lo zio fornaio, dal quale riceve focaccia e pane. Cammina in modo goffo, ha lo sguardo puro come quello di un bambino Scanio, e poco si adatta alle modalità di vita del resto del mondo.
Opera prima di Paolo Mitton (esperto di effetti speciali), The repariman è un esempio di cinema che funziona senza aspettare i fondi del Ministero, con idee, buona sceneggiatura, tanta volontà, una regia asciutta di chi conosce il mezzo, attori bravi, particolari curati.
Le giornate di Scanio trascorrono lente, oscillando tra notti in bianco passate ad aggiustare qualsiasi cosa, cene in cui gli amici tentano di rifilargli improbabili fidanzate, pioggia che allaga la casa. Finchè, nemmeno a dirlo, questo principe ranocchio goffo e romantico, timido e vero, incontra la sua principessa, e no, non si trasforma in principe azzurro.
The Repairman diventa una commedia romantica, ironica, curiosa, non convenzionale. Accanto a Scanio appare Helena (Hanna Croft, bella rivelazione), ragazza inglese più aperta alle stranezze di Scanio, che lo asseconda nei suoi sogni e nel suo passeggiare senza fretta.
L’amore risveglia in Scanio il desiderio di realizzare qualcosa. Così insegue un sogno, e ci si dedica giorno e notte. Bizzarro, frastornato, fiducioso, Scanio si concentra sull’invenzione del secolo, spiazzandoci con la sua ingenuità.
Daniele Savoca racconta di aver lavorato sei mesi alla costruzione del personaggio: “È stata un’occasione preziosa, perché è assai difficile avere così tanto tempo per lavorare su un personaggio. Ho potuto farlo nascere, modellarlo. Ho capito e sentito che a causa del suo lavoro non poteva essere in forma, così sono ingrassato di dieci chili. La camminata, il suo sguardo, sono nati dal lavoro”.
Nonostante la sceneggiatura abbia avuto un numero notevole di stesure, gli attori hanno anche potuto improvvisare, raccontano Daniele Savoca e Paolo Giangrasso, che interpreta un caro amico di Scanio ed è anche coproduttore del film. Un paio di battute davvero ben riuscite sono infatti il frutto della complicità tra gli interpreti, amici da molto tempo e compagni della Scuola del Teatro Stabile di Torino.
The repairman non è solo un film riuscito, è qualcosa di più. È la dimostrazione che le buone idee e il buon lavoro trovano la loro strada, che porta all’estero, ad un po’ di sale in Italia, e anche ai David di Donatello. Si sentiva il bisogno di una commedia garbata, leggera ma profonda nei temi, ben scritta, ben diretta e ben recitata, e senza le “solite facce”.