FERMOIMMAGINE RACCONTA ALICE GUY, PIONIERA DEL CINEMA DEGLI ESORDI
Alice Guy ha solo ventitrè anni quando gira il suo primo cortometraggio. La Fée aux choux dura circa un minuto e ritrae le graziose gesta di una fata che, in un bellissimo giardino disseminato di cavoli giganti, fa magicamente nascere tre bambini raccogliendoli da sotto le piante. La messa in scena di una delle più conosciute leggende folkloristiche francesi può sembrare un breve e semplice esperimento cinematografico, ma acquista un’enorme importanza se si pensa che risale al 1896. La fata di Alice Guy si contende infatti il titolo di primo film “narrativo” della storia con L’arroseur arrosé dei fratelli Lumière.
Appena due anni prima la giovane regista era stata assunta come segretaria da Léon Gaumont, allora impiegato presso una società di materiale ottico e fotografico. Nel 1895 i due assistono insieme alla proiezione de La Sortie de l’usine Lumière à Lyon di Louis Lumière e intuiscono immediatamente il potenziale offerto dal nuovo mezzo: quello stesso anno Gaumont fonda la propria compagnia e diventa il principale produttore di macchine da presa e apparecchi per la cronofotografia.
Alice Guy è una figura preziosissima per la crescita economica della casa di produzione, ma allo stesso tempo esplora con passione e lungimiranza le possibilità narrative del neonato cinema, realizzando per la Gaumont più di duecento pellicole. I suoi film sono tutti di breve durata, ma raffigurano infiniti soggetti, dai generi più popolari come la Danse serpentine par Mme Bob Walter, a quelli più impegnati, come numerosi episodi tratti dalla vita di Gesù Cristo (nel 1906 raccoglie 25 scene ne La vie du Christ, una produzione imponente per l’epoca, realizzata grazie a trecento figuranti e della durata di ben 33 minuti).
Dal punto di vista tecnico, nel corso degli anni la regista si cimenta inoltre come pioniera nella sincronizzazione tra suono e immagine, nell’uso degli effetti speciali e nei rudimenti del montaggio. A lei si deve anche il primo making of della storia del cinema: nel 1905 documenta infatti le riprese di un suo cortometraggio, mostrando al pubblico gli accorgimenti necessari prima di azionare la macchina da presa e il lavoro che si nasconde dietro a pochi minuti di pellicola.
Nel 1907 sposa Herbert Blaché, un operatore della filiale londinese della compagnia. La giovane coppia poco dopo si traferisce negli Stati Uniti, incaricata da Léon Gaumont di esportare e diffondere i loro prodotti anche oltreoceano. Inseritasi perfettamente nel contesto americano della costa est però, nel 1910 Alice Guy trova i mezzi per fondare la propria casa di produzione, la Solax Film Co. In quanto direttrice, produttrice, sceneggiatrice, oltre che regista di punta, della Solax, Alice si dimostra prolifica ed eclettica in America quanto si era rivelata in Francia: il suo successo è innegabile, ma purtroppo inizia a declinare nel giro di pochi anni, parallelamente alla crescita dell’industria hollywoodiana sulla costa ovest.
Nonostante l’importanza del suo ruolo nella storia del cinema, Alice Guy non gode della visibilità meritata rispetto ad altre figure coeve. Per porre rimedio, l’anno scorso la regista Pamela Green ha avviato su Kickstarter un documentario sulla sua carriera: Be Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché, supportato da Robert Redford come produttore esecutivo e da Jodie Foster come voce narrante, è entrato quest’anno in fase di produzione e dovrebbe essere presto disponibile per il pubblico.