Cake: recensione film

UN FILM DOLCE-AMARO CHE RUOTA ATTORNO A JENNIFER ANISTON

cake locandinaGENERE: drammatico

DURATA: 92 minuti

USCITA IN SALA: 7 maggio 2015

VOTO: 2,5 su 5

Costretta ad affrontare ogni giornata con un persistente dolore fisico, Claire Simmons è divenuta una donna scostante e misantropa. Le cicatrici sul suo corpo sono il corrispettivo visibile delle ferite che si porta dentro, talmente acute che l’hanno portata ad allontanare chiunque abbia cercato di andarle invece incontro: suo marito, i suoi amici, persino il gruppo di sostegno dal quale (in teoria) si recava per ricevere aiuto. L’essere a sua volta respinta è stato l’inevitabile risultato ottenuto dal suo comportamento. A tutto ciò sembra essere immune Silvana, la domestica messicana che instaura con Claire un rapporto che va oltre il normale legame dipendente – capo.
Qualcosa cambia, però, con il suicidio di Nina, una ragazza che frequentava lo stesso gruppo di sostegno.
Claire si sente inspiegabilmente attratta dalla sua storia e cerca di saperne di più, entrando in contatto con il marito e il figlio della giovane. E decide di dare una svolta alla sua vita.

Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, Cake è l’ultimo lavoro firmato da Daniel Barnz. Il regista sceglie di non mostrare il trascorso della sua protagonista, neanche tramite flashkback (se non sporadici fotogrammi): lo spettatore è proiettato in medias res, senza aver modo di capire (almeno per una buona parte del film) quali sono le cause che hanno provocato le ferite del corpo e dell’anima di Claire. Un espediente che pone in primo piano tutto il doloroso presente della donna, nel quale la sofferenza assume quasi un ruolo da co-protagonista.

Il contrasto tra il buio interiore e le luminosissime scene di una Los Angeles assolata contribuisce a tratteggiare con maggior forza la solitudine in cui Claire si avvolge come in un manto: sotto la coltre però riesce a raggiungerla Silvana, dando vita a uno degli aspetti più belli del film, ossia questo rapporto di amicizia tra due donne distanti eppure così intimamente in contatto.

Ma l’essenza di Cake, in realtà, si rivela non essere poi così dolce. Sebbene la pellicola di Barnz sia sommariamente godibile, nel profondo mostra invece di avere un nucleo di banalità e dinamiche scontate che sembrano tendere tutte verso un obiettivo: esaltare l’interpretazione di Jennifer Aniston per la quale (indubbiamente) il ruolo di Claire è stato cucito. L’attrice statunitense sembra essere in cerca di quella particolare consacrazione che a Hollywood viene conferita solo a chi si cimenta con personaggi complessi e drammatici. Anche la promozione stessa del film puntava molto sulla natura del ruolo da lei interpretato, sbandierando questo fantomatico aspetto “imbruttito” della Aniston.

Sebbene l’attrice faccia un ottimo lavoro con il suo personaggio, forse tutto ciò costituisce un pretesto un po’ troppo debole per giustificare l’esistenza di un’intera pellicola.
E la torta alla fine, sebbene abbia un aspetto invitante, reca in ogni sua fetta un sapore stucchevole.

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