Calvario: recensione film

IL CALVARIO DI UN UOMO TRA CINISMO E INDIFFERENZA

Locandina CalvarioGENERE: drammatico

DURATA: 104 minuti

USCITA IN SALA: 14 maggio

VOTO: 3,5 su 5

Padre James Lavelle è un bravo sacerdote, sempre attento con profonda devozione alle pecorelle smarrite, fin troppo ciniche, della piccola città della costiera irlandese in cui vive. Durante una confessione, una domenica mattina, un uomo gli confida di essere stato ripetutamente violentato da un sacerdote quando era ragazzo, e ora, per vendicare l’ingiustizia subita, ha deciso di uccidere lui, un prete buono e innocente. Il conto alla rovescia ha inizio, padre James ha sette giorni per sistemare le sue cose e accettare il suo destino.

Uccidere un prete innocente, perché non ha senso uccidere un prete cattivo: è così che padre James riceve l’annuncio della sua imminente morte. Il suo calvario ha inizio, e lo apprende dalla voce di uno che, confessa nel finale di Calvario, considerava un amico. Noi, invece, veniamo a conoscenza della fine della storia fin dalla prima scena, ancor prima dei titoli di testa: una mossa che non fa calare la nostra attenzione, ma che anzi fa crescere la suspense e la voglia di indagare e supporre chi potrebbe mai essere l’uomo misterioso che in quel confessionale ha minacciato di morte il sacerdote. Attenzione, però, questo film non è un giallo, ma un dramma con sprazzi di black humor che alleggeriscono temi complicati e scene macabre, e che si esprimono in alcuni gesti e battute che suscitano sincere risate (come quella del giovane macellaio che dice con totale leggerezza, riguardo la moglie che lo tradisce con un meccanico di colore, “O è bipolare o è intollerante al lattosio, uno dei due”).

Il regista John Michael McDonagh è anche lo sceneggiatore di Calvario: in questa storia pullulano personaggi dai lati oscuri, mostri di un presente ai quali non preme dare una cattiva immagine di sé stessi, ma anzi godono nel mostrare tutti i loro vizi e il loro cinismo. Dalla traditrice “appassionata” di felching al barista prepotente, dall’ispettore di polizia con un ragazzo per amante (fin troppo schietto) al medico dalla scarsa umanità persino verso i suoi pazienti, fino al ricco misantropo abbandonato anche dai parenti più stretti. Tutte anime perse che padre James cerca di riportare sulla retta via, sempre molto umilmente, e per farlo subisce e incassa colpi.

Ma Calvario è soprattutto la storia di un uomo che dopo aver perso la strada a causa di un lutto (della moglie, dalla quale ha avuto anche una figlia) ed essere annegato nell’alcol, ha ritrovato sé stesso grazie alla fede, tutto magnificamente interpretato da Brendan Gleeson. L’attore è uno degli aspetti migliori che la pellicola, unitamente alla fotografia di Larry Smith, chiara, dai toni freddi ma delicati, e a una regia che costruisce inquadrature quasi come fossero quadri, facendo talvolta ricorso ad una precisissima simmetria e rendendo onore alle vedute dell’Irlanda più bella.

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