I TRE ITALIANI HANNO VINTO COMUNQUE. ORA, AVANTI LE REGISTE DONNE!
Poteva accadere, ed è accaduto. Nessun premio a Cannes. Chi grida allo scandalo, chi parla di francesi che si autocelebrano, chi di “complotto” contro il cinema italiano. Così come durante i mondiali siamo tutti allenatori e telecronisti sportivi, se ad un festival internazionale di cinema ci sono tre italiani in gara, siamo tutti critici ed esperti di cinema. Non sono stata a Cannes, quindi non posso parlare degli altri film in concorso né giudicare i premi che sono stati assegnati. Ma alcune considerazioni, da lontano, frequentando sale e festival, posso pur farla.
Prima di tutto, le giurie dei festival internazionali, sono internazionali. E sono formate spesso da personalità che per formazione, esperienza, provenienza e gusto, sono assai diverse tra loro. Quest’anno c’erano attori, registi, sceneggiatori, una cantante. Una sola francese, quindi urlare “i francesi sono autoreferenziali” mi pare un po’ troppo. È vero, hanno premiato tre francesi. Allora? Il regolamento lo vieta? No. Non c’era alcun giurato italiano a “lottare” per i nostri registi. Ok. Probabilmente magari si sarebbe strappato un ex equo Buy-Mara, come fu quando fu dato ex equo Bardem-Germano con Giovanna Mezzogiorno in giuria. Ma di che parliamo? I festival sono grandi manifestazioni in cui giocano un ruolo importante molti fattori, tendenze, interessi, ma alla fine, è pur sempre la giuria a restare sovrana. Ed un premio, uno qualsiasi dei tre film italiani, poteva anche meritarlo, e poteva anche far comodo oltre che immenso piacere, ma così non è stato, e non parlerei assolutamente di sconfitta italiana.
Anzitutto c’erano tre italiani in gara. Tre film e tre registi completamente diversi tra loro. La cinematografia italiana era rappresentata al suo meglio, a Cannes. Nanni Moretti ha portato un film intimo, profondamente commovente, ma molto poco, a giudicare dalla filmografia dei Coen, in linea con il gusto dei presidenti di giuria. Matteo Garrone ha osato proporre un fantasy d’autore, grandioso e profondo, di altissimo livello. Ma evidentemente non ha folgorato la giuria. Paolo Sorrentino ha regalato una partitura musicale su cui immagini meravigliose e una narrativa perfetta si sono espresse con maestria. La stampa internazionale ha speso parole di grande ammirazione per i nostri registi, il mercato li sta premiando (i film sono stati venduti in molti paesi europei ed extraeuropei), in Italia Youth di Sorrentino sta superando al botteghino Tomorrowland con George Clooney e Mad Max Fury Road. Garrone è al quarto posto, Mia Madre di Moretti resiste in sala.
Ma la “rivoluzione” più grande non è certo essere stati in tre italiani a Cannes, dove peraltro ha vinto il cortometraggio italiano Varicella di Fulvio Risuleo, ma è che le sale siano piene per un film d’autore. Laddove si riempivano per commedie e cinepanettoni, supereroi, ora si stanno riempiendo per un film che ad ogni inquadratura e battuta trasuda bellezza, filosofia, cultura, leggerezza e poesia. Vi sembra poco? C’è da augurarsi che, vista la solita sindrome di Tafazzi, gli italiani non mollino il colpo perché appunto non abbiamo vinto alcun premio, ma che anzi siano spinti ad andarli a vedere questi tre film, perché ognuno a suo modo merita di essere visto.
Personalmente avrei premiato il coraggio e il grottesco di Matteo Garrone (Miglior film), Sorrentino per la regia e Moretti per la sceneggiatura. Ma questo lo dico non avendo visto gli altri film in concorso. Quello che mi rende invece fiera ed orgogliosa è che finalmente non si debbano per forza e solo citare Fellini, Pasolini e Bertolucci quando si parla di cinema italiano, ma che molti citino i tre in concorso a Cannes. Quello che mi auguro, essendo di parte, è che prossimamente, in concorso a Cannes, Berlino, Venezia, Sundance etc, ci siano i film di tre registe donne, italiane.