DALLE NOVELLE DI GIAMBATTISTA BASILE AL FILM DI MATTEO GARRONE
A tre anni da Reality Matteo Garrone con il suo nuovo lungometraggio Il Racconto dei Racconti si cimenta in un genere a lui quasi completamente estraneo: il fantasy. Per farlo sceglie di trasporre sul grande schermo alcune favole di Giambattista Basile il primo che usò il la fiaba come forma di espressione popolare.
Lo stesso titolo del nuovo film di Garrone è la traduzione di Lo cunto de li cunti, una raccolta di novelle pubblicata dallo scrittore nella prima metà del ‘600 e scritta “lingua” napoletana. L’intera opera è formata da 50 fiabe e di queste Garrone ne ha scelte solamente 3 aggiungendo alla stesura originale dei testi particolari di altre favole.
Nel suo film Matteo Garrone mantiene pienamente lo stile di Basile e immerge i suoi personaggi, attraverso abiti e ambientazioni, nel barocco. Le novelle prese in prestito dal Basile per dar vita al suo nuovo lungometraggio- a onor del vero splendido per regia e fotografia ma alquanto confusionario – sono: La pulce, La vecchia scorticata e La cerva fatata.
Le tre novelle scelte tra le 50 che formano la raccolta di Basile a loro volta raccontano le tre età della donna: la giovinezza, la maternità e la vecchiaia. Nel primo racconto una regina abusa delle arti magiche per avere un figlio e tenerli stretto a sé, pagando caramente le conseguenze, nel secondo due anziane sorelle nascondono la propria vecchiaia per piacere al re e nel terzo una giovane principessa viene data dal padre in sposa a un orco.
Il lieto fine, tanto in Basile quanto nel film di Garrone, non è contemplato e la spettacolarità narrativa delle opere del letterato non è affatto intaccata. Se quella di Garrone non è un’opera eccelsa, nonostante il notevole sforzo produttivo e la bellezza delle immagini, ha comunque il merito di aver reso italiota un genere che da anni non viene più esplorato dai registi nostrani e, soprattutto, di aver riportato in auge un autore eccellente e quasi sconosciuto ai più.