Inside Out: per Docter iniziò tutto con la figlia

“COSA CAMBIA NELLA SUA TESTA?” SI CHIEDE IL REGISTA PETE DOCTER

pixars_inside_out_2015-wideE’ stato il vero evento del Festival di Cannes la presentazione del nuovo lungometraggio Disney Pixar, fuori concorso alla kermesse, Inside Out. Il film, che uscirà nelle sale italiane in estate, parla di Riley una dodicenne sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire i suoi genitori a San Francisco. Riley, come ogni essere umano, è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Rabbia, Disgusto, Tristezza e Paura. Le emozioni vivono nel Quartier Generale, la centrale di controllo dentro la mente di Riley, dove la aiutano attraverso la vita di ogni giorno. Il film, diretto da da Pete Docter insieme al co-regista Ronnie del Carmen, è stato idolatrato dalla critica e dal pubblico come non succedeva dai tempi di Up, non a caso opera dello stesso Docter.

Peter la storia originale di Inside Out è nata da una sua idea. Da dove ha preso l’ispirazione?

Mia figlia somiglia molto alla protagonista, a Riley. Mentre cresceva, come ogni genitore forse, mi chiedevo cosa le stesse passando per la testa, cosa stesse cambiando. Da lì ho avuto l’idea, dai comportamenti apparentemente immotivati di mia figlia è nato Inside Out.

Quali sono state le difficoltà nel produrre questo nuovo capolavoro d’animazione?

Dal design alle ambientazioni è stato tutto molto complesso. Non era mai stato fatto nulla di simile: la doppia ambientazione, mentale e reale, non è stata facile da gestire. Abbiamo lavorato a Inside Out 5 anni di cui 3 e mezzo solo per scrivere la storia.

Avete fatto delle ricerche per creare il “quartier generale” della mente umana?

Abbiamo consultato degli psicologi e, nonostante loro non fossero proprio d’accordo, abbiamo deciso di ridurre le emozioni solo a cinque, altrimenti la coralità dei personaggi sarebbe stata ingestibile.

La protagonista di questo cartone è una bambina coraggiosa e forte. Con Brave per la prima volta la Pixar ha dato vita a una Principessa diversa dal solito: ci sono state pressioni per questi film con protagoniste femminili così “particolari”, così femministe?

Certo, ci sono state. Le bambine prendono ad esempio le Principesse o comunque le protagoniste dei nostri film. Ci sembrava fosse arrivato il momento di cambiare le cose, di togliere la storia d’amore, di rendere indipendenti le eroine. E così abbiamo fatto, nonostante i commenti negativi di molti.

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