IN OCCASIONE DELLA PARTENZA PER CANNES, IL REGISTA SI RACCONTA
La scorsa settimana vi abbiamo parlato del film Le Badanti, diretto da Marco Pollini, su un gruppo di ragazze straniere, venute in Italia in cerca di lavoro, che finiscono con il farsi coinvolgere dalle vicende di una casa di cura e dei suoi anziani ospiti. Oggi vi proponiamo la nostra intervista al regista che, ricordiamo, il 19 maggio presenterà la propria opera al Marchè Du Film durante il Festival di Cannes.
Partiamo dalla tematica sociale che il film affronta, perché l’avete scelta e come l’avete affrontata?
Io avevo necessità e voglia di raccontare il mondo degli anziani e il mondo, invece, di questi ragazzi extracomunitari che vengono in Italia senza lavoro, senza nulla, e cercano di farsi una vita. Da anni avevo questa idea, da cui è derivato il soggetto di questo film e finalmente siamo riusciti a svilupparlo e a portarlo a termine. Quindi era un’esigenza personale di raccontare quel mondo degli anziani che non viene molto raccontato nelle pellicole, che non interessa. Poi abbiamo voluto farlo in una maniera non troppo convenzionale ma divertente. Alla fine io stesso. nella mia esperienza personale, avevo una nonna che era divertentissima, faceva battute dalla mattina alla sera, si divertiva, andava in queste case di cura a passare le vacanze estive e raccontava sempre aneddoti divertenti. Quindi abbiamo trasformato il film in una commedia, un film sociale ma anche commedia, dove gli anziani scherzano, organizzano delle feste, insomma succedono varie cose in questa casa di cura.
Ho letto che siete stati sostenuti dai fondi della Regione Veneto.
Esatto, la sceneggiatura è piaciuta molto alla Regione Veneto e siamo arrivati primi in un bando del 2012, poi successivamente siamo arrivati primi per un finanziamento di parte del film. Esistono questi bandi delle Film Commission, dove spendendo dei soldi nella Regione per fare il film, loro ti ridanno una parte di quello che hai speso, quindi siamo entrati in questo bando e siamo riusciti anche grazie a loro a realizzarlo.
Come sono andate le riprese? So che avete girato in Veneto, Alta Garda, anche in Malesia.
Sì, abbiamo girato l’anno scorso, tra Giugno e Settembre. Sono andate bene, è stato molto difficile realizzare il film, perché abbiamo dovuto anche investire di tasca nostra, abbiamo dovuto cercare delle situazioni per mettere assieme gli attori perché comunque è un cast grande: 3 ragazze extracomunitarie, le tre attrici straniere che fanno “le badanti”, poi c’erano 8 anziani, più altre comparse di anziani. Abbiamo dovuto ingegnarci per mettere assieme tutti questi attori, è stato uno sforzo, però ce l’abbiamo fatta.
Dopo esser stato presentato a Venezia, ora vi attende Cannes. Come sono importanti i Festival e quali sono le tue sensazioni a riguardo?
E’ molto importante far conoscere il film e, in generale, tutto il cinema italiano anche all’estero, perché purtroppo non è facile, ci sono molti film francesi e di altre nazionalità che vanno molto di più all’estero rispetto ai nostri. I film italiani spesso rimangono solo in Italia. La voglia nostra, avendo anche inserito attrici straniere, è di farlo girare all’estero il più possibile e di partecipare ai Festival, di presentarlo a dei compratori per il mercato estero e delle tv, insomma che abbia più esposizione possibile. Per questo cerchiamo di muoverci molto a livello internazionale per presentarlo e farlo girare.
A proposito della scelta di impiegare delle attrici straniere, com’è stato il rapporto sul set?
Siamo riusciti, grazie a un co-produttore della Malesia, ad avere un’attrice molto conosciuta in Malesia e in Singapore (Nadiah M. Din, ndr), e lei è stata bravissima perché prima non parlava italiano. Si è messa a studiare italiano tre/quattro mesi prima di girare e, essendo una grande attrice, ha imparato benissimo le battute ed è entrata nel personaggio e con lei non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Con l’attrice venezuelana, invece, anche se la sua lingua è molto simile all’italiano, abbiamo avuto qualche problema perché non gli entravano certe parole. Anche lei è una grande attrice, Samantha Castillo, che ha vinto il Torino Film Festival come Miglior Attrice nel 2013. Sono state esperienze anche divertenti, il doverli insegnare alcune espressioni tipiche dell’italiano, correggergli alcune battute, sono state comunque molto brave. La terza attrice invece è russa, Anna Jimskaya, però vive in Italia da molti anni quindi non ha problemi con la lingua. Lo scoglio più difficile è stato, appunto, la lingua, però si sono dimostrate all’altezza.
Ti chiedo a questo punto una parola su Pino Ammendola.
Pino Ammendola è un grandissimo attore, all’interno del film ha il ruolo del capo “pazzo” degli anziani, che cerca di portarli in situazioni estreme, con scherzi e battute. Lui nel film interpreta questo anziano che ha un passato, lui dice, nei Servizi Segreti, ma in realtà era solo un usciere al Ministero degli Interni, un personaggio stupendo. Lui è napoletano ma vive da tanti anni a Roma, è un attore di teatro, poi lo conosciamo per Provaci ancora Prof. di Rai1. E’ stato anche un aiuto sul set, nella regia, lui ha girato più di 50 film quindi ci ha dato qualche consiglio per noi che era un’opera prima e ha messo qualcosa di suo anche nella sceneggiatura. Quindi è stata veramente un’esperienza positiva.
Leggo anche della colonna sonora di Poggibollini.
Abbiamo inserito dei brani sia di un maestro, Franco Bignotto, che ha scritto dei bellissimi temi per il film, e brani invece più pop/rock di Poggibolini che ci stavano molto bene nelle scene. Con lui ci conosciamo da un po’ di anni, ha fatto un disco in cui io ero il produttore, e siamo riusciti a inserirli. Siamo molto contenti perché i brani sono veramente molto belli e molto cinematografici.