NO, JE NE REGRETTE RIEN
Minuto passerotto nero. Così fragile e così potente, incanta la folla con il suo inebriante canto. Inonda il pubblico con la sua spessa e sublime voce, il suo corrosivo e incisivo cinguettio. Si sacrifica per la sua passione, e la sua missione, la sua vita è donarsi all’uditore in ascolto. Completamente sacrificata, piegata da un male addolcito solo dalla droga e dall’alcool ella soffre tremendamente, ma quel dolore è interrotto, sospeso, e per un attimo dimenticato grazie all’enorme passione che proviene dalla sua bocca e che lascia nell’oblio i mali di chi ascolta dando fuoco ad ogni ricordo.
Una bambina di 9 anni è costretta a cantare l’inno della sua patria per soddisfare il papà, artista itinerante che nella più totale indigenza deve sbarcare il lunario esibendosi per un casuale pubblico. Quella stessa bambina riempirà auditorium in tutto il mondo, divenendo un vero e proprio simbolo della musica francese. Quella bambina è Édith Giovanna Gassion che troverà poi universale celebrità con il nome di Édith Piaf.
La Vie En Rose, dal titolo originale di La Môme, è lo splendido ritratto di Édith Piaf. Un ritratto ben saldo su binari non cronologici ma che prediligono un salto continuo dal fallimento al successo, dal passato al presente, dal lusso al degrado, dalla giovinezza alla precoce vecchiaia.
Marion Cotillard stravince nel 2008 con un Oscar, un BAFTA, un Golden Globe e un César, per essere letteralmente sparita nel film di Olivier Dahan, dietro la voce il corpo e la vita di Édith Piaf. Il suo donarsi è viscerale e incredibilmente somigliante. La bellezza dell’attrice parigina è stata piegata, rovinata dai dolori della malattia che l’immensa cantante doveva sopportare. Il dolore nascosto dietro le splendide interpretazioni è estremamente commovente grazie all’enorme espressività dello sguardo e alla coinvolgente forza della musica. L’interprete parigina dà tonalità grezze e volgari nella giovane fase della vita della cantante, fase che fino ai vent’anni è stata segnata dalla strada, la povertà e l’alcool. Si mostra alle volte come un pupazzo, con i suoi movimenti quasi innaturali, con un giocare grottesco del corpo e una forte espressività, portata quasi all’eccesso, che ne trasmettono l’istrionismo e la vulnerabilità. La voce inrochita, è mutata rispetto alla squillante e dolce voce della Cotillard.
A dare la voce nelle interpretazioni delle canzoni è Jil Aigrot, cantante francese che riesce ad arrivare ad una perfetta somiglianza vocale con il passerotto francese, donando incredibile veridicità all’interpretazione nella sua totalità. La Cotillard ha portato avanti un lavoro meticoloso di pause e silenzi per essere competamente aderente alla voce della cantante. Ore di trucco giornaliere per tutti i quattro mesi della produzione hanno portato inoltre la vittoria di un secondo Oscar, quello del Miglior Trucco. Meritatissimo per l’incredibile effetto ottenuto.
Édith Piaf è stata forse la cantante francese più celebrata e apprezzata nel mondo. La sua vita è stata colma di grandi e numerose disgrazie ripagata da un enorme successo, sempre però fortemente sofferto, sopportato e amato. Il film diretto da Olivier Dahan ne mostra l’animo, le passioni, il cuore, senza però farne un dettagliato ritratto precisamente storico delle sue vicissitudini. Con toni caldi, immagini suadenti, e una regia poetica La Vie En Rose ci fa reinnamorare di Édith Piaf e Marion Cotillard con lei.