PER CUI DATEMI UN’ARENA JACK IL TORO SI SCATENA…
Con il volto gonfio, si aggira nel suo locale con fare da istrione, da padrone di casa. L’alcool è il suo nuovo guantone, il palco il suo nuovo sport, le donne il suo nuovo divertimento. Eppure lui per quanto grasso sia adesso, un tempo era teso, muscoloso, snello e veloce. Era forte, fortissimo, scatenato. Vincitore del mondo contro il più forte di tutti i tempi, Marcel Cerdan. Al sesto incontro contro Sugar Robinson perse, ma Sugar era una leggenda, leggenda che lui battè solo una volta. Il massacro di San Valentino, venne chiamato, il 14 febbraio del ’51. Uno scontro durissimo, duro quasi quanto il colpo che travolse l’opinione pubblica dopo che Jake La Motta fu incriminato dal comitato parlamentare sulla criminalità organizzata per aver collaborato con la mafia, invischiata anche nel mondo della boxe. Sconfitto ancora una volta ammise la sua complicità nell’incontro del ’47 con Billy Fox, dove attese frustrato la sconfitta al quarto round. Si ritrovò perfino ne Lo Spaccone in veste di attore e oramai quella era la sua nuova professione, il palcoscenico.
Forse adesso che avrà vissuto protagonista un’intera opera di due ore che come il suo soprannome, Toro Scatenato, è stata titolata, avrà raggiunto il suo obiettivo. Grazie soprattutto al talento camaleontico del grande boxeur della recitazione: Robert De Niro.
E’ la fine degli anni ’70 e Martin Scorsese è deciso più che mai a lasciare il mondo del cinema, ma prima di farlo vuole portare a termine il suo film testamento. Ed è proprio l’omaggio a Jake La Motta, Raging Bull ad essere scelto come ultima opera. A proporre un ruolo è spesso il regista al suo attore prediletto, ma questa volta è proprio Robet De Niro a proporre la sceneggiatura del film. Lui che, letta l’autobiografia di Jake La Motta sul set del Padrino parte seconda, rimase affascinato dal personaggio del pugile e si propose per il ruolo di protagonista.
Ma Scorsese non ne volle sentir parlare, affermando di non essere mai stato un fan della boxe e che la trovasse addirittura noiosa. Ma i problemi con la droga, acutizzati da una grave overdose, fecero vedere nel film del pugile un’occasione di rivalsa personale, un’allegoria di risalita concretizzata nel ring. E così il film più memorabile del regista venne realizzato e con lui l’interpretazione eccellente dell’attore italo americano.
Numerosi furono i colloqui che De Niro ebbe con l’ex moglie di Jake, Vichy La Motta, e importanti furono gli insegnamenti tecnici del pugile campione del mondo. De Niro entrò naturalmente nei panni del pugile peso medio, arrivando a disputare a Brooklyn alcuni incontri con il nome di “Young La Motta”. Fu considerato dallo stesso La Motta uno dei migliori boxeur peso medio.
La trasformazione incredibile non fu solo quella atletica, l’attore seppe impersonare alla perfezione anche il Jake La Motta ingrassato, invecchiato e gonfio dei suoi anni peggiori. Quelli dopo il titolo mondiale, dopo l’uscita dal mondo della boxe e l’entrata in quella dei night club. I problemi con la giustizia, il lento degrado di una discesa sempre più inesorabile, la solitudine per la mancanza di un fratello e l’abbandono della famiglia. Per trasformarsi da atleta ad appesantita vecchia gloria, De Niro dovette ingrassare di ben 27 chili. Una dieta pesante che dopo i primi tempi divenne un vero e proprio sacrificio.
Al di là della trasformazione fisica impressionante, Robert De Niro è riuscito a cogliere tutte le sfumature di un uomo complesso. Un uomo dalla sensibilità deturpata e nascosta da un animo violento, da una gelosia incontrollata e da un carattere irascibile che non lasciava scampo ai suoi affetti. Un personaggio controverso che giunse alla vittoria del titolo più alto nel mondo della boxe e che arrivò alla gloria artistica. Gloria coronata dall’Oscar come Miglior Attore Protagonista per la sua controparte cinematografica.