The Signal: Missing in Italy

LO SCONTRO TRA RAGIONE E SENTIMENTO NEL SCI-FI A BASSO COSTO

signal_posterGENERE: fantascienza

DURATA: 97 minuti

VOTO: 4 su 5

Quello del Sundance è un Festival in continua crescita, grazie soprattutto alle nuove tecnologie che stanno aiutando il cinema indipendente, un tempo considerato perlopiù di serie B, a competere sempre più efficacemente con le grandi produzioni hollywoodiane, soprattutto a livello qualitativo.

Per cui il fatto che The Signal possa aver riscontrato un certo credito puo’ non stupire più di tanto, se non fosse che possiede il pregio di inserirsi all’interno di un genere, quello del sci-fi, atipico per il tipo di film che tradizionalmente la giuria del Sundance tende a selezionare, testimoniando la decisiva inversione di rotta che proprio a tal proposito sta man mano concretizzandosi.

Nic, Jonah e Haley sono tre hacker, nonché studenti del MIT, in viaggio per portare l’ultima in California. Mentre soggiornano in un albergo, vengono contattati, per poi essere scherniti e sfidati, da un altro hacker avente lo pseudonimo di “NOMAD”, che i tre hanno già conosciuto in passato, poiché era quasi riuscito a farli espellere. Dopo averlo localizzato, i ragazzi si catapultano in una casa abbandonata nel Nevada, di passaggio nel cammino per la California. Ma l’intrusione non va affatto come si aspettano, concludendosi con il rapimento di Haley, trascinata inverosimilmente su nel cielo, prima di essere accecati da una luce bianca che li lascia privi di sensi. Quando Nic si sveglia, quindi, si ritrova solo e marchiato da un criptico numero seriale inciso sul suo braccio, per venire poi interrogato dal Dottor Wallace Damon, che lo rassicura di esser lì per aiutarlo, spiegandogli che l’entità affrontata in precedenza nella casa abbandonata è di provenienza extra-terrestre.

Il protagonista, Nic Eastman, è interpretato da Brenton Thwaites, giovane attore di recente comparso nel Maleficent della Disney, per la quale comparirà nel prossimo episodio di Pirati dei Caraibi. Ad accompagnarlo, nella figura di guida e mentore nella narrazione, Laurence Fishburn, il “Morpheus” di Matrix, qui nel ruolo del Dottor Damon. Haley è, invece, la giovane attrice in ascesa Olivia Cooke, apparsa nella serie Bates Motel basata sullo Psyco di Alfred Hitchcock.

The Signal è scritto da Carlyle Eubank e David Frigerio insieme allo stesso regista William Eubank, autore del gioiellino sci-fi Love (2011), il quale ricalcava in un certo modo le claustrofobiche atmosfere dell’indimenticabile Moon di Duncan Jones (2009), e che ha girato per numerosi festival internazionali con altrettanti copiosi consensi. Eubank ha all’attivo, come tecnico, parecchie rilevanti produzioni, come Collateral e Superman Returns, ed i suoi ultimi personali lavori lo elevano di diritto tra gli autori più promettenti nel cinema di genere.

Proprio la provenienza “fantascientifica” del regista gli ha fatto valere il paragone con l’acclamato Distric-9 di Neill Blomkamp, vero capo-stipite di questa nuova ed entusiasmante ventata fresca che il genere sci-fi sta attraversando negli ultimi anni, soprattutto come detto nel campo del low-budget. In occasione del Sundance Film Festival, il regista e il suo cast hanno curiosamente, quanto coraggiosamente, collegato The Signal al celebre “Mito della Caverna” di Platone, accennando a confronti diretti nella serie cult Ai confini della realtà e dipingendola come una revisione moderna del mitico, appunto, Mago di Oz del ’39. Per i filmakers tutto farebbe quindi riferimento allo scontro tra ragione e sentimento che la pellicola ha l’ambizione di presentare e sviscerare in questa storia surreale e avvincente, nonché lodevolmente riuscita.

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