IL FASCINO DI UNA GIOVANE DIVA DI CUI IN ITALIA SIAMO SCARSI
In questi giorni è nelle sale con Samba, commedia a sfondo sociale dei registi di Quasi amici Eric Toledano e Olivier Nakache, accanto ad Omar Sy. Ed anche questa volta Charlotte Gaisbourg, classe 1971, attrice e cantante mezza francese e mezza british, figlia d’arte (del cantautore Serge Gainsburg e dell’attrice Jane Birkin) ci conquista con il suo talento, che appare senza limiti. A partire da un’immagine di donna non convenzionale, Charlotte diventa bruttina, bellissima, inquietante, sexy, smarrita, sempre al momento giusto.
La prima volta che catturò la mia attenzione fu nel bellissimo Jane Eyre di Franco Zeffirelli. La sua interpretazione era semplicemente perfetta: Jane, il brutto anatroccolo che fiorisce grazie alla sua profondità e sensibilità interiori, non poteva avere altro volto e cuore se non quelli di Charlotte, allora 24enne ma con sembianze molto più giovanili. Già in questo film la Gainsburg prometteva performance eccellenti, da far innamorare non solo Sir Rochester (William Hurt). Il suo esordio risale al 1984 con Amore e Musica (Elie Choraqui) e non si è più fermata, diventando senza dubbio una delle attrici europee più richieste a livello internazionale.
Nel cinema italiano la troviamo ne Il sole anche di notte dei fratelli Taviani (1990), con Zeffirelli appunto, in Nuovomondo di Crialese, Incompresa di Asia Argento. La vediamo in un piccolo ruolo in 21 grammi di Alejandro Inarritu e in Io non sono qui di Todd Haynes. Con Antichrist inizia il suo sodalizio artistico con Lars Von Trier (2009), a cui seguono Melancholia (2011) e il discusso capolavoro Nymphomaniac: qui, nonostante sia l’incarnazione di un dolore straziante e insopportabile, riesce a farti entrare in empatia con un personaggio dannato e calpestato, perso e terribilmente vero. Charlotte Gainsbourg riesce a passare dai personaggi più impegnativi a quelli più leggeri, dando sempre un contributo non solo prezioso, ma assolutamente unico. Anche in film parzialmente riusciti, come Tre cuori (2014 Benoit Jacquot) ipnotizza lo spettatore, così come in Prestami la tua mano (2006 Eric Lartigau) diventa una spassosa single che vuole adottare un bambino e per farlo cede ad un finto matrimonio.
E se nel campo del cinema non sbaglia un colpo, anche nella musica Charlotte ha una personalità degna di nota: dal suo esordio “scandaloso” nel duetto Lemon Incest con il padre (1984), abbandona per otto anni la musica per poi tornarvi con album solisti e varie collaborazioni importanti (con Madonna, Air, Jarvis Cocker, Beck). Se nella finzione non si è sottratta a personaggi maledetti, nella vita privata Charlotte è sposata da molti anni con l’attore e regista francese Yvan Attal, da cui ha avuto tre figli. Incontrandola di persona al festival di Venezia lo scorso anno, non ho potuto che restare vittima del suo fascino, della sua eleganza, di quanto come artista sia connessa e vera. Vorrei poter scrivere lo stesso di attrici nostrane. Non è bello né giusto fare confronti, ma al momento possono ambire ad una carriera “alla Gainsbourg” solo Alba Rohrwacher e Jasmine Trinca. Sono certa però che ci siano in giro giovani e nuovi talenti, per cui, registi italiani, abbiate coraggio, scovate queste promesse, non siate pigri!