ANNIE, UN FILM CHE CONQUISTA I PICCOLI MA LASCIA PERPLESSI I GRANDI
DURATA: 118 minuti
USCITA IN SALA: 01 luglio 2015
VOTO: 2,5 su 5
Annie Bennett è un’orfana di dieci anni che, abbandonata da piccola, vive assieme ad altre bambine in una casa famiglia nel quartiere newyorkese di Harlem. A renderle la vita difficile è Colleen Hannigan, una ex-cantante fallita e mollata dal suo gruppo, che si occupa di loro solo per avere la rendita statale ma che di concreto non fa nient’altro, a parte bere, difendere l’armadietto dei medicinali, cercare invano di sedurre chiunque di sesso maschile bussi alla sua porta e rimpiangere il suo passato. Un giorno la sua corsa per le vie della città porta Annie a imbattersi in Will Stacks, miliardario magnate della telefonia e candidato a sindaco della Grande Mela, che la salva da un incidente. Diventato il filmato del salvataggio subito virale sul web e realizzato che la vicinanza alla bambina potrebbe farlo salire nei sondaggi, decide di non separarsi più da lei.
Annie è stata prima la protagonista di un fumetto degli anni Venti, poi è saltata su un palco di Broadway, e infine, passando per la tv, ritorna oggi al cinema. Interpretata da una sempre più completa e matura Quvenzhané Wallis (sì, proprio la bimba rivelazione per Re della terra selvaggia, passata alla storia per essere stata la più giovane candidata come Migliore attrice protagonista agli Oscar), la piccola è protagonista del film in cui recita, canta e balla con grande sicurezza.
Ma la sua figura è centrale tanto quanto il mondo che cambia e diventa sempre più dipendente, nel bene e nel male, della tecnologia. Perché la storia è attualizzata, passando dal New Deal ai giorni nostri, con tanto di immancabili cellulari sempre più innovativi, riconoscimento di impronte digitali in ascensore, pareti di schermi che mandano in onda quello che vogliamo, e l’immancabile Twitter (che nel mezzo sembra quasi uno strumento antico).
Una modernizzazione che ritroviamo anche nella canzoni. Il film è infatti un musical, che però lascia da parte molti testi dell’opera originale per affidarsi a canzoni più conosciute e recenti, senza però escludere It’s the Hard Knock Life o Tomorrow, brani a cui non si sarebbe mai potuti rinunciare.
Jamie Foxx è spesso protagonista di gag spassose e diverte nel ruolo dell’imprenditore che cerca di convincere una città, ma che poi non riesce neanche a stringere le mani ai suoi ipotetici elettori, né tantomeno a credere nel prossimo, mentre Cameron Diaz e Bobby Cannavale impersonano quegli antagonisti che poi tanto cattivi non sono: la prima si converte “al bene” per pentimento proprio quando la storia ha bisogno di una svolta, il secondo non riesce mai ad essere credibile fino in fondo e sparisce dopo l’ultima furbata senza sapere che fine fa.
In conclusione, il film è una visione piacevole e leggera ma che manca di qualcosa di realmente convincente: potrà forse ammaliare i piccoli spettatori per il luccichio regnante in ogni scena e il lieto fine, ma non i loro grandi accompagnatori in sala, che inevitabilmente si accorgeranno di trovarsi davanti ad una pellicola che seppur diverta e a tratti abbia tutte le potenzialità di emozionare anche gli adulti, si perde nella scontatezza del suo racconto. Come dire, Tomorrow, forse andrà meglio.