IL PREQUEL DELLA SAGA DI ELI ROTH CON SEAN ASTIN
GENERE: horror
DURATA: 91 minuti
VOTO: 2,5 su 5
L’uso del “prequel”, nelle saghe horror, specialmente in concomitanza con il terzo episodio, è diventata ormai una pratica più che consueta nel cinema d’oltreoceano. Eppure difficilmente i risultati sono stati soddisfacenti, nel passato recente, in termini sia economici sia qualitativi, regalando il più delle volte una mera e svogliata imitazione dei predecessori. Il successo di Cabin Fever, per esempio, fondava tutto il suo notevole apparato tecnico sulla bravura e la passione di Eli Roth, che aveva in mente il progetto fin dai suoi anni di studi al college, per poi realizzarlo, come sappiamo, a basso costo e solo diversi anni dopo (precisamente nel 2002). Questo terzo episodio, Patient Zero, raccoglie così l’eredità del cineasta statunitense, tentando di ricalcarne le atmosfere nel raccontare le origini dell’epidemia di “Fascite necrotizzante” che rappresenta la minaccia ricorrente della saga. Progetto, però, ovviamente privo di quello spirito da “horror fatto in casa”, ma di ottimo livello, che caratterizzava l’opera di Roth, specialmente pensando all’evoluzione dei mezzi tecnici disponibili adesso, rispetto a quelli di tredici anni fa.
Marc, il fratello Josh e gli amici Dobbs e Penny sono ai Caraibi, per festeggiare l’addio al celibato del primo, prossimo alle nozze con la fidanzata Kate. In una delle isole vicine, un’equipe di scienziati capeggiati dal Dottor Edwards, sta tenendo in quarantena Porter, in una struttura segreta. L’uomo infetto è il “Paziente Zero” dell’epidemia di Fascite necrotizzante, che ha già causato diverse vittime nella zona circostante. Porter, oltre al pericolo che rappresenta per il possibile propagarsi della malattia, è allo stesso tempo la chiave per ricavare una cura dal virus, dato che è immune al contagio. Intanto i ragazzi, che stanno festeggiando sulla loro barca, notano che molti dei pesci sono morti e in uno stato avanzato di decomposizione, e alcuni di loro finiscono col contrarre l’infezione. Cercando aiuto nelle isole vicine, raggiungono la base degli esperimenti sul Paziente Zero, trovandosi di fronte, però, nient’altro che morte e devastazione.
Assistere alla performance dell’indimenticato “Samvise Gamgee”, o del “Mickey” dei Goonies. Sean Astin è senza dubbio una delle ragioni per visionare la pellicola. L’attore interpreta proprio il “Paziente Zero”, minaccia e insieme salvezza per il genere umano. Ormai lontano dalle grosse produzioni, almeno dall’ultimo ruolo di rilievo registrato nel 50 volte il primo bacio con Adam Sandler, puo’ essere infatti l’occasione giusta per rivederlo finalmente all’opera. A formare il cast dei “ragazzi”, come da tradizione, molti volti noti al cosiddetto cinema di serie b, come Jillian Murray (Penny) o Ryan Donowho (Dobbs), che si alternano a star minori della televisione come Mitch Ryan (Marcus) e Brando Eaton (Josh), apparso quest’ultimo in show come American Horror Story o Dexter. Il dottor Edwards, invece, è l’attore canadese Currie Graham (Pompei).
Come si può notare dalla trama, in Cabin Fever 3 non mancano i consueti “ragazzi in vacanza”, presenza di base tipica di una certa branca del genere horror e, ancor più specificatamente, del cinema di Eli Roth. Intelligentemente, quindi, il regista di questo episodio, Kaare Andrews non rivoluziona affatto i solidi stilemi che appartengono alla saga, guardando così ai suoi fan più fedeli, che in questo modo non si troveranno destabilizzati in partenza. Il filmaker canadese, di recente ospite al Comicon di Napoli, è anche un noto e navigato fumettista, che ha collaborato a lungo in carriera anche con la Marvel, lavorando su importanti testate, tra cui quella di Spiderman. L’autore, grazie a tali notevoli basi, riesce almeno ad infondere un’importante credibilità visiva, quanto tecnica, infondendo un interessante barlume di novità all’interno di una macchina di suo già scritta ed avviata.