CARLO VERDONE PRESENTA MAMMA ROMA IN UNA CALDA SERATA DI GIUGNO
Mai posto più adatto per omaggiare tale pellicola, mai posto più giusto della Roma bella e disinibita, quella Roma che per Pier Paolo Pasolini fu una violenza sessuale, quella Roma di cui lui fu capace di rapire gli odori, gli atteggiamenti, i pregi, i vizi e le brutture.
Proprio a Roma Carlo Verdone, il 23 giugno, ha presentato Mamma Roma, un omaggio non solo al cineasta, che nel 1962 scrisse la sceneggiatura e diresse uno dei film entrati di diritto nella storia italiana: perché nella calda serata d’estate, a Trastevere, si è voluto omaggiare anche Anna Magnani, la Mamma Roma che tutti ricordiamo, la donna dai tratti spigolosi e duri e dal cuore pulsante. Quel volto che ha segnato personaggi e con il passar del tempo si è segnato lui stesso senza mai essere nascosto sotto gli artifizi del trucco o della plasticità cinematografica.
Anna Magnani interpreta una prostituta intenta a cambiare vita. Una donna forte e di temperamento che fa della passione un lavoro e del coraggio la ragione della sua esistenza. Un film drammatico che racconta le vicende che segnano il legame tra una madre e un figlio, un legame di cui Roma è spettatrice e sorvegliante. Quella Roma che Pasolini ama e odia, una storia d’amore complicata e affascinante questa tra il cineasta e la città di Santi e Madonne.
Mamma Roma riporta sullo schermo una società che con lungimiranza rispecchia quella odierna, lo sguardo del regista è lungo e non profetico come i più hanno osannato. Un ottimo osservatore: questo fu e un amante appassionato e passionale, faceva l’amore con i gesti di ognuno e del sesso con i volti segnati dal tempo, dalla stanchezza o dalle più profonde emozioni.
A distanza di una settimana era doveroso ricordare quella pagina di storia italiana e del cinema che ha segnato non solo la vecchia generazione, ma il tempo presente, gettando le basi per il futuro. Eventi come questo fanno ricordare e scoprire cosa è stato il cinema italiano e quale sia lo specchietto retrovisore a cui guardare. L’esperienza insegna che nemmeno i biopic sul regista (ricordiamo l’ultimo di Abel Ferrara) riescono a raccontare e ad inquadrare una figura come quella di Pasolini (quello di Ferrara è stato un disastro persino da un punto di vista linguistico!).
L’essenza arriva dalle immagini stesse dei suoi film, quei film che nascono a volte da sogni e altre da una gestazione tormentata e dolorosa. Un cinema fatto di anima dove si legge la rabbia di raccontare e l’incapacità di narrarsi.
https://youtu.be/dddeaNtxQuw