L’INSUCCESSO DI JACQUES TATI, UN’OPERA DALLA COMICITÀ INCOMPRESA
Una figura si aggira tra i palazzi, i parcheggi, gli uffici e i negozi. Passa in mezzo alla folla di persone, alle numerose macchine. Non comprende perfettamente le persone che gli stanno intorno, con difficoltà e piuttosto goffamente entra in contatto con loro. Si aggira per strada come un estraneo, come uno straniero nel proprio paese, come una comparsa nel proprio film. Si tratta di Monsieur Hulot, il famoso personaggio inventato dalla mente del regista Jacques Tati. Divenuto celebre a livello internazionale nel 1953 con Le vacanze di Monsieur Hulot e successivamente, nel 1958, con Mio Zio, che valse al regista il premio oscar per il miglior film straniero.
Dopo il successo ottenuto dai suoi ultimi film il regista aveva pieno potere artistico e idee ben precise in mente in vista del successivo progetto: Tempo di divertimento. Questa volta Monsieur Hulot è alle prese con una società ultra-moderna, con case ed uffici omologati, corridoi interminabili e strade costantemente trafficate. È una società un po’ tetra ed impersonale in cui l’organizzazione, l’efficienza, la rapidità e la pulizia sono parole d’ordine e comandamenti.
Tati fece costruire per l’occasione un set senza precedenti. Tra palazzi di cemento, strade, semafori e una propria centrale elettrica, il set costituiva una vera e propria metropoli in miniatura. Ovviamente il costo era elevatissimo. Le riprese durarono tre anni e vi furono notevoli complicazioni. Il problema principale fu di natura finanziaria. La distruzione di parte del set a causa del maltempo e il perfezionismo del regista francese allungarono i tempi di produzione e portarono difficoltà alle casse della produzione. Inoltre il film, nonostante il successo dei lavori precedenti e la notorietà del regista, non ebbe molto successo. Dal punto di vista finanziario fu talmente disastroso da portare Tati alla bancarotta. Egli fu, addirittura, costretto a vendere la proprietà della propria casa, nonché i diritti dei suoi precedenti lavori.
L’insuccesso commerciale di Tempo di divertimento è dovuto probabilmente alla sua particolarità, è un film comico ma in un modo tutto suo. Quello che rende unica questa pellicola del regista francese è proprio il modo in cui l’effetto della comicità è realizzato: questa non ci viene presentata direttamente e non ha come conseguenza una risata isterica, ma il suo utilizzo è più complesso e sottile, e la reazione dello spettatore è completamente diversa.
Ma per capire questo bisogna tener presente che il film è stato girato in 70mm, un tipo di pellicola che permette di utilizzare un fotogramma più vasto e con maggiore risoluzione. Il regista ha così a disposizione un’immagine più ampia ed ogni centimetro dello schermo viene utilizzato. Inoltre evita l’utilizzo dei primi piani per presentarci un quadro generale, abbiamo sempre lo sguardo all’insieme. La proiezione diventa, in questo modo, una specie di spettacolo interattivo. Spetta infatti allo spettatore cercare sullo schermo il punto su cui focalizzarsi. Si ha spesso ampia scelta, con diversi personaggi, dialoghi o azioni nella stessa inquadratura. Guardiamo, ascoltiamo ed esploriamo in mezzo a questa enorme quantità d’informazioni. È impossibile seguire tutto quello che accade ed è possibile che, anche dopo diverse visioni, ci sia sfuggito qualche pezzo.
Il mondo creato da Tati è organizzato nei minimi particolari. I numerosi personaggi, le situazioni e i dialoghi hanno un aspetto caotico ma si nota facilmente l’organizzazione che ci sta dietro. Ogni singolo movimento sembra far parte di una più grande e complessa coreografia. L’effetto finale è eccezionale. Questo è anche dovuto all’utilizzo del suono da parte del regista. Tati considerava l’effetto visivo ed il suono gli ingredienti principali per un film comico. I dialoghi però non erano per lui altrettanto importanti e, in effetti, nel film si trovano allo stesso livello dei rumori di sottofondo: quando i diversi personaggi parlano abbiamo sempre l’impressione di trovarci in un luogo affollato, come se fossimo in un aeroporto o un centro commerciale. Si sentono solamente alcune parole, solo dei frammenti del dialogo. Il celebre regista David Lynch elogia in questo modo l’utilizzo del suono da parte del regista francese: “Per Jacques Tati ogni effetto sonoro era un’opportunità per far scaturire comicità. Era una specie di genio nel trovare gli effetti sonori giusti, che aggiungono moltissimo al suo mondo.”
Tempo di divertimento di Jacques Tati è un classico che rischia di finire nel dimenticatoio proprio a causa del suo carattere indefinibile ed enigmatico. Una commedia che in apparenza può sembrare banale ma che non lo è affatto. Un film unico nel suo genere. In esso lo schermo diventa il contenitore del mondo visto con gli occhi entusiasti e curiosi del regista, la proiezione del mondo processato dalla mente dell’autore. Tutti gli elementi vi trovano spazio e sono sempre visibili, è compito dello spettatore dar vita alla commedia. In questo consiste la sua eccezionalità.