The casual vacancy di J.K. Rowling

DAL ROMANZO DELLA ROWLING ALLA SERIE DELLA HBO

The casual vacancySembra solo l’ennesima, monotona e tranquilla domenica di inizio estate a Pagford. Come in ogni pittoresca cittadina immersa nel verde della campagna inglese, la routine avanza tra equilibri ben stabiliti e sporadiche scintille, prontamente soffocate o mascherate dalla gentilezza e dal silenzio in nome del quieto vivere.

L’armonia viene però stravolta dall’improvvisa morte di Barry Fairbrother: al di là delle riflessioni sulla tragedia per la scomparsa di un giovane pilastro della comunità, il pensiero di molti va al posto vacante lasciato da Barry nel consiglio municipale, ma soprattutto al voto decisivo che potrebbe finalmente sbilanciare le sorti della città.

Il primo libro pubblicato da J.K. Rowling dopo la conclusione della saga di Harry Potter è un intricato affresco sociale che, attraverso numerosi e opposti punti di vista, rappresenta perfettamente le tensioni e i segreti nascosti anche nella più piccola comunità. Non è solo Pagford a essere divisa in due fazioni, ma ogni famiglia e istituzione convive, più o meno violentemente, con i propri conflitti.

Il punto di forza dI The casual vacancy, il romanzo è proprio l’abilità camaleontica dell’autrice, in grado di dar vita a una vasta galleria di monologhi interiori credibili e molto diversi tra loro. D’altra parte, forse è proprio il minuziosissimo lavoro di incastro tra tutte queste voci a indebolire un po’ l’impatto narrativo della vicenda generale, così come i contrasti continui e sottesi rischiano di logorare lo spessore della trama.

Da questo punto di vista la miniserie prodotta in collaborazione tra la BBC e la HBO trasporta sul piccolo schermo la storia con abilità e intelligenza. La sceneggiatura di Sarah Phelps infatti, non solo sfoltisce il numero dei protagonisti, pur sempre numerosi, ma sottolinea con scene di crudo realismo le narrazioni più intense, alleggerendo allo stesso tempo con amara ironia quelle più tragicomiche.

La regia di Jonny Campbell (che aveva già dimostrato la sua bravura agli spettatori britannici con In The Flesh) sostituisce la capacità introspettiva della Rowling accostando bellissime inquadrature a volo d’uccello e suggestivi scorci della città, così idilliaca che più idilliaca non si può, a soggettive che si fanno disturbanti solo negli interni e nelle scene notturne, quando il dramma si scatena al riparo da sguardi indiscreti.

La bravura degli interpreti completa il quadro, tra nomi già conosciuti al cinema, in teatro o in televisione e giovani, promettenti sorprese, come Joe Hurst e Abigail Lawrie, al loro esordio ma pienamente all’altezza dei più famosi comprimari. Nei panni di Barry Fairbrother troviamo Rory Kinnear, già famoso per gli amanti del teatro inglese, ma celebre soprattutto per il ruolo del mostro di Frankenstein in Penny Dreadful. Accanto a lui interpreti femminili di richiamo come Julia McKenzie e Keeley Hawes, ma anche degni avversari come Michael Gambon, che aveva già dato vita a un personaggio della Rowling interpretando Silente negli ultimi cinque film della saga di Harry Potter.

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