Breakfast Club: Il Brat Pack in punizione

BREAKFAST CLUB, PROBLEMI DI UNA GENERAZIONE A CONFRONTO

11171278_800Non bisogna demoralizzarsi. Tutti abbiamo un peccato da espiare, qualcosa da farci perdonare. E se la nostra vita venisse vissuta tra le mura scolastiche dove andremmo a cercare il perdono? Il nostro giorno libero lo passeremmo nella biblioteca di una scuola vuota con altri sfortunati incriminati. E sarebbe estremamente noioso e per nulla piacevole. Per il semplice motivo che questi ragazzi mi guardano e mi giudicano. Pensano che io sia solo quello che vedono in giro per i corridoi durante tutta la settimana. Ma non sanno che io sono molto di più. Non sanno che è così dura essere al centro di tutto, essere tagliati fuori da tutto. Non sanno che non sono solo la principessa del ballo o l’atleta che tutti vedono, o il secchioncello che non ha altro da dire come quel presuntuoso e rude ragazzo metal che mi bullizza e a cui vorrei tanto dare una lezione. Ma sto zitto, un pò come quella ragazza che non apre mai bocca e ha un modo di fare decisamente bizzarro.

Sabato, 24 marzo 1984. Andrew, Brian, John, Claire e Allison sono in punizione. Per otto ore dovranno stare in silenzio a riflettere su ciò che hanno commesso. Dovranno scrivere un tema su loro stessi, controllati dal preside Vernon.

Scritto in soli due giorni, Breakfast Club è diventato simbolo di una generazione. Sceneggiato e diretto da John Hughes (Una pazza giornata di vacanza, Mamma ho perso l’aereo) i giovani sono protagonisti attivi dell’analisi sulla loro generazione.

Con il termine Brat Pack si delinea quel gruppo di giovani attori che negli anni ’80 ha rappresentato meglio di altri l’adolescenza di quegli anni, divenendo così molto popolari. E John Hughes, scomparso pochi anni fa, ne è il più grande ispiratore. Con Una pazza giornata di vacanza, Sixteen Candles e Una Donna Esplosiva segna i suoi più grandi successi capitanati dal manifesto adolescenziale più amato: Breakfast Club. 

Con un racconto veloce, ciò che accade, ciò che viene detto e non detto è sintomo di un grande disagio. Un disagio figlio di un pregiudizio che già vive tra i giovani corridoi scolastici. I comportamenti di questi cinque ragazzi sono condizionati dal pregiudizio altrui, protetti da quella corazza rassicurante di personaggio bidimensionale che si sono creati al liceo. Imprigionati in queste barriere mentali, i loro problemi cominceranno a scontrarsi, incornarsi e a non capirsi fino a che non comincerano a comunicare, e solo in quel momento, a capire la propria stupidità e a comprendere la debolezza altrui.

Con tono leggero ma non privo di tragedia, il racconto tra quattro mura di Hughes è critico verso la società adulta, verso l’adolescenza non capita, ignorata, verso la pressione di un genitore nei confronti di un figlio che vede solo come dovrebbe essere, senza capire come è realmente.

Problemi così grandi ma rinchiusi in quella biblioteca, sono ignorati e non capiti dall’adulto padre, madre o direttore che sia. Un dolore ovattato comprensibile solo da chi lo vive. E la biblioteca vuota, utilizzata come spazio punitivo, si presta alla storia e ai suoi protagonisti come limbo dove le “leggi” della giovane società scolatica non contano. E si dimostra perfetto pretesto per un confronto sincero tra giovani così distanti ma al tempo stesso  così vicini.

Dall’enorme successo di pubblico, specialmente tra i giovani, il copione ha avuto un adattamento teatrale in seguito all’enorme richiesta di farlo recitare ai ragazzi dei licei d’America. E il potere di questo film è proprio quello di toccare indifferentemente tutti i ragazzi, facendolo dal loro punto di vista. Per quanto sembra siano affrontati solo gli stereotipi dei liceali statunitensi, Breakfast Club mostra come questi stessi stereotipi siano deboli di fronte alla dimostrazione della vera personalità. I caratteri di questi cinque giovani, solo apparentemente inquadrati in determinati binari, esplodono con i loro problemi e si ritrovano uniti e capiti quando comunicano fuori dal mondo dei banchi di scuola. Lo stesso mondo che li ha etichettati.

Emilio Estevez, Judd Nelson, Anthony Michael Hall,  Molly Ringwald e Ally Sheedy sono i giovani protagonisti che tanto hanno dato vita al mitico manifesto generazionale di The Breakfast Club consacrando sé stessi come esponenti di spicco della generazione di adolescenti di trent’anni fa.

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