L’INDIE SCI-FI CHE HA FATTO SCALPORE IN TUTTO IL MONDO
GENERE: fantascienza, thriller
DURATA: 104 minuti
VOTO: 3 su 5
Da Doctor Who a The Flash, da Ritorno al Futuro fino all’ultimo Interstellar, quello dei paradossi temporali è tra gli espedienti narrativi della cultura sci-fi più abusati e sviscerati, arrivato a contaminare persino pellicole che di “fantascientifico” hanno poco e niente, come per esempio il recente Un amore all’improvviso con Rachel McAdams. Presentato al Brussells International Fantastic Festival nell’Aprile dell’anno passato, per poi girare in tutto il mondo conquistando consensi da ogni dove, Time Lapse (che letteralmente significa “scarto temporale”) è l’opera prima del debuttante, dietro la macchina da presa, Bradley D. King, che ne firma anche la sceneggiatura insieme a BP Cooper. Come molti altre “colleghi” del genere, la pellicola rientra tra quei film direttamente ispirati dall’indimenticata serie degli anni ‘60 AI confini della realtà, nello specifico da un episodio che vedeva marito e moglie rubare una strana macchina fotografica che produceva istantanee di 5 minuti nel futuro.
Finn, un pittore afflitto da un blocco creativo, la sua ragazza Callie, costretta a servire ai tavoli per pagarsi gli studi, e Jasper, migliore amico del primo e squattrinato giocatore d’azzardo, sono giovani ventenni che condividono l’appartamento. Finn, per pagare l’affitto, è anche il “tuttofare” dello stabile in cui vivono, tra cui c’è l’anziano e solitario “Mr. B.”, che abita nella casa di fronte alla loro. Quando gli viene fatto presente che l’uomo non rispetta i suoi pagamenti da due mesi, il ragazzo manda Callie a parlare con lui e controllare che vada tutto bene. E’ così che, insieme al cadavere dello stesso Mr. B., i tre protagonisti scoprono un’enorme macchina fotografica che scatta polaroid del loro salotto, ma con 24 ore di anticipo, rivelandogli eventi futuri. Dopo aver valutato le varie opzioni, decidono quindi di usarla a proprio vantaggio, fin quando il loro piano non incontra i primi pericolosi intoppi.
La più conosciuta del cast principale è indubbiamente Callie/Danielle Panabaker, che con i paradossi temporali, ormai, sembra averci particolarmente preso gusto, dato che fa parte degli interpreti regolari dell’acclamato show televisivo The Flash, che di tali tematiche ne ha fatto la sua componente portante e più caratteristica. L’attrice è stata, tra l’altro, premiata ai London Independent Film Festival, aspetto che denota tanto la sua bravura quanto la sua importanza all’interno del plot della pellicola, specialmente nei deliranti minuti finali. I “coinquilini”, Finn e Jasper sono interpretati, invece, rispettivamente dai ben meno conosciuti Matt O’ Leary e George Finn, che risultano comunque più che convincenti e azzeccati. Menzione d’onore per il villan Ivan/Jason Spisak esperto doppiatore di prodotti d’animazione e videogame, perfettamente a suo agio anche “dal vivo”.
Come menzionato più volte, Time Lapse ha riscontrato molto successo nei festival di tutto il mondo, vincendo svariati premi e riconoscimenti in praticamente ogni manifestazione a cui abbia preso parte. La freschezza del “low budget” e della conoscenza del genere e dei suoi abituali stilemi narrativi è tra i suoi maggiori punti di forza. Espediente riconoscibile più facilmente nella velocità di pensiero e d’azione con cui i protagonisti assorbono fin da subito le implicazioni e le funzionalità “fantascientifiche” della macchina, in maniera paradossalmente quasi realistica visto il bombardamento che la cultura sci-fi ha ormai apportato all’immaginario comune. L’evoluzione dei personaggi resta l’aspetto più interessante anche in seguito, specialmente nelle sua notevole e violenta deriva finale, proprio quando la trama, però, comincia a mostrare segni di cedimento.
L’alto ritmo iniziale, infatti, non viene purtroppo confermato nell’ora successiva, che si distingue per una lentezza eccessiva, e la sceneggiatura del duo King-Cooper non riesce a rispettare le sue stesse fonti d’ispirazione, finendo con l’essere il tipico esempio che non basta complicare le cose all’inverosimile per risultare brillanti e innovativi, come in negativo ci sta insegnando, per esempio, la già citata filmografia recente di Christopher Nolan. Eppure cult del genere come Donnie Darko e L’esercito delle scimmie, hanno dimostrato in passato l’esatto contrario, e anche in quei casi in cui il plot “ingarbugliato” la faceva da padrone, vedi la celebre saga di Robert Zemeckis così come il Butterfly Effect con Ashton Kutcher, l’intrattenimento puro riusciva a compensare il tutto. In confronto a “colleghi” dai budget ridotti, come i lavori dell’ispanico Nacho Vigalondo, la battuta di Jasper, assumibile poi a vero motto della pellicola, “Don’t fuck with time” (“non si fa casino col tempo”), vale così come un’ironica quanto impietosa ritorsione contro i suoi stessi autori.