Venezia 72, l’arte del manifesto

SIMONE MASSI DEDICA VENEZIA 72 A NASTASSJA KINSKI

Venezia 72 Insieme alla notizia che ad aprire sarà il film Everest, da pochi giorni è stato reso noto il nuovo manifesto, curato di nuovo dallo Studio Graph.X di Milano, della prossima mostra del cinema di Venezia, che si svolgerà dal 2 al 12 settembre. Ancora una volta, per la quarta, l’artista chiamato a lavorare è stato Simone Massi, che per l’occasione a scelto di omaggiare il cinema d’autore ritraendo Nastassja Kinski.

Ma chi è Simone Massi?
Nato a Pergola, classe 1970, Massi oltre ad un illustratore è pure autore di cortometraggi. Formatosi in cinema all’Istituto Statale d’Arte di Urbino dopo un inizio lavorativo come operaio, è nel campo del cinema e dell’illustrazione da quasi vent’anni, periodo in cui è stato nominato vincitore di almeno 200 premi aggiudicatisi in festival e concorsi non solo nazionali ma anche stranieri. È solito non ricorrere all’uso del computer, ma lavorare con matite, carboncini, gessi, pastelli su carta.

Oltre ad essere illustratore del manifesto di Venezia da 4 anni a questa parte, è anche l’ideatore della sigla introduttiva della mostra. Questa è basata sul montaggio di 300 disegni, rigorosamente realizzati a mano come suo solito, che citano icone del cinema italiano e internazionale, come Fellini, Truffaut, Olmi, Wenders, Dovženko Tarkovskij, per esempio.

Nel manifesto creato per Venezia 72 c’è il ritratto di una donna le cui fattezze sono un chiaro richiamo a Nastassja Kinski. L’attrice tedesca è in primo piano, mentre Jean-Pierre Léaud si scaglia sullo sfondo, in una delle scene finali de I quattrocento colpi di Truffaut.

La riconferma di Massi, come anche la sua scelta di richiamare l’icona dello scorsa edizione, tutela quella continuità nello stile che da qualche anno a questa parte va consolidandosi, creando un filo conduttore anche narrativo tra un’edizione e l’altra. Stilisticamente, la mano di Massi è riconoscibile grazie ai tratti decisi e quasi calcati e alla strisce e chiazze di colore ben definite, che conferiscono forza e possenza al soggetto.

Di certo uno stile che si discosta nettamente da quello per cui invece opta Cannes, che predilige fotografie di divi più popolari e riconoscibili anche per i meno esperti del settore. Perché se ci trovassimo davanti alle due locandine, tutti sapremo riconoscere la meravigliosa Ingrid Bergman, ma molti meno saprebbero (ri)conoscere l’altrettanto bellissima Nastassja Kinski.

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