Quando c’era Marnie: recensione film

QUANDO C’ERA MARNIE: DAL ROMANZO INGLESE FINO AD OKKAIDO

MARNIEGENERE: animazione

DURATA: 103 minuti

USCITA IN SALA: 24, 25 e 26 agosto 2015

VOTO: 3 su 5

Anna, ragazza timida e introversa, ha 12 anni, ma a differenza di come dovrebbe essere alla sua età, ha pochissimi amici, anzi quasi nessuno. Un carattere schivo e malinconico, che il tempo e alcune rivelazioni scoperte per puro caso hanno contribuito a conferirle. A questo si aggiunge una salute a tratti instabile a causa del suo asma. È così che la madre decide di mandarla per l’estate da alcuni suoi parenti che abitano in un tranquillo villaggio sul mare, per permetterle di riprendersi e magari farsi dei nuovi amici. Proprio qui conoscerà Marnie, che diventerà la sua più grande amica ma soprattutto l’aiuterà ad apprendere il suo passato e accettare il suo presente.

La prima impressione, evidente, che si ha dalla visione del film Quando c’era Marnie risiede nell’assenza della “magia”, carattere che ha fatto grandi altri titoli dello Studio Ghibli, oltre al drastico cambio di stile rispetto al precedente lungometraggio animato, il bellissimo e poetico, fin troppo sottovalutato La storia della principessa splendente di Isao Takahata, unico per il tratto pittorico conferito ai disegni. Una rottura rintracciabile nello forma visiva, che si avvicina di più a Si alza il vento di Hayao Miyazaki, ma non nei sentimenti che il regista Hiromasa Yonebayashi (alla seconda prova dopo Arrietty) decide di portare sul grande schermo. Infatti, negli occhi della giovane Anna è possibile ritrovare quella stessa malinconia e solitudine che inondavano il volto di Kaguya.

Ma non solo: c’è una forte continuità nelle emozioni, così come anche nella volontà del regista di ricreare una dimensione onirica tanto cara allo Studio Ghibli. Gli incontri delle due giovani, Anna e Marnie, sono sempre connotati dai tratti del sogno, tanto da far dubitare fin da subito dell’esistenza della ragazza dai lunghi capelli biondi, la quale appare all’improvviso così come scompare, trascinando prima l’amica Anna in feste di epoche lontane e poi lasciandola il più delle volte addormentata là dove si trova. Realtà o finzione dunque?

Quando c‘era Marnie è tratto dall’omonimo romanzo inglese per ragazzi di Joan G. Robinson, prontamente riveduto per ambientare la storia ad Hokkaido e al tempo presente. I paesaggi ricreati, ispirati da luoghi reali con contaminazioni fantastiche, sono davvero ammirevoli, e acquistano un gran fascino sia le campagne sia la laguna ai piedi della residenza in cui Marnie abita e con cui Anna avverte avere un legame.

Ma ciò che più della grafica colpisce lo spettatore sono i contenuti del film racchiusi nei sentimenti che Anna è in grado di provare: prima di tutto un sincero affetto e una profonda sensibilità. Doti che la portano a legarsi tanto all’altra ragazza in una commovente relazione di amicizia che a tratti sembra sconfinare nell’amore omosessuale, fino a trovare una spiazzante conclusione in grado di saziare la curiosità dello spettatore: se Anna riesce a crescere e soprattutto ad amare sé stessa è solo grazie a questa esperienza.

A trascinarci da una scena all’altra abbiamo per la prima volta una canzone originale in lingua inglese, intitolata Fine on the Outside e cantata da Priscilla Ahn. Quando c’era Marnie rappresenta allo stesso tempo una grande sfida e una novità non da poco per lo Studio Ghibli: primo film interamente prodotto senza che nel progetto siano stati coinvolti né Hayao MiyazakiIsao Takahata, viene da chiedersi se Hiromasa Yonebayashi possa rappresentare il futuro volto della casa di produzione giapponese che ha incantato il mondo, e che con questo film ha dimostrato di saper innovare mantenendo però riconoscibile il marchio dello Studio Ghibli.

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