EVEREST, FILM D’APERTURA A VENEZIA 72, ACCOLTO NEL GELO
USCITA IN SALA: 24 settembre 2015
DURATA: 121 minuti
VOTO: 2,5 su 5
Due distinte squadre di scalatori con l’ambizione di raggiungere la vetta dell’Everest si trovano di fronte a sfide più grandi di loro, pur di riuscire a portare a termine il loro scopo e realizzare il proprio sogno. Difficoltà che se da una parte rafforzano i legami di amicizia e il senso di gruppo tra i diversi partecipanti abbattendone l’antagonismo e la competizione, dall’altro li decima. Il potere della montagna si scontra con la finitezza dell’uomo.
Tratto da una storia vera accaduta nel 1996, Everest è il film di apertura di questa 72° Mostra del Cinema di Venezia. Un film atteso da tempo, eppure è stato accolto in sala senza troppo entusiasmo.
È vero, la pellicola presenta alcune lacune, come la scelta del 3D, che si sarebbe potuta tranquillamente evitare, o l’inspiegabile volontà del regista Baltasar Kormàkur di aver voluto a tratti scadere nel sentimentalismo più banale quando soltanto le gesta di questi uomini sarebbero perfettamente bastate a commuovere lo spettatore. Ma dalla sua il film ha un grande potenziale, a cominciare dalla vera protagonista incontrastata, la montagna, e dalla morale finale che sembra voler suggerire, ossia come l’uomo coi suoi limiti non possa combattere e vincere contro la natura, se non uscendone con gravi perdite.
A prendere parte a Everest un cast stellare, a cominciare da Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Emily Watson e Keira Knightley, per continuare con Sam Worthington, Michael Kelly, Robin Wright, Jason Clarke, John Hawkes. Grandi nomi chiamati a lavorare per un certo periodo a -30 gradi in Nepal e poi sulle Alpi italiane (per terminare in studio), dimostrando una certa abilità fisica coniugata alla difficoltà di interpretare personaggi complicati, uomini (e una donna) dalle vite e condizioni più disparate ma con un sogno comune.
Il film non è all’altezza delle aspettative ma riesce nello scopo di coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo. Soprattutto meritano le scene ammalianti del monte Everest, ma paragonato ai precedenti chiamati negli ultimi anni a inaugurare la Mostra del Cinema, come Gravity e Birdman, si sente la mancanza di quel qualcosa che forse avrebbe potuto elevarlo più in alto dell’agognata cima che ha voluto mostrare.