UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL LOUVRE, TRA STORIA E CONSERVAZIONE
DURATA: 87 minuti
USCITA IN SALA: 17 dicembre 2015
VOTO: 3,5 su 5
Due uomini distinti, Jacques Jaujard e Franziskus Wolff-Metternich, appartenenti a due schieramenti diversi ma con uno scopo comune: perché il direttore del Louvre e l’ufficiale nazista tengono entrambi alla stessa cosa, alla conservazione dell’arte e alla salvaguardia del famoso museo francese. Una collaborazione che non può e non vuole diventare amicizia, ma che trova negli intenti condivisi la salvezza per un patrimonio inestimabile.
Il regista russo già Leone d’oro Alexander Sokurov ci porta per mano, ancora una volta, indietro nel tempo, per farci vivere il periodo dell’occupazione nazista in Francia, farci conoscere due personalità senza le quali probabilmente oggi il Louvre non sarebbe nulla e farci scoprire il valore dei tesori che ancora oggi custodisce.
Presentato in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia, Francofonia è qualcosa che non ti aspetti e a cui si potrebbe non essere preparati, un film non semplice ma a cui appartiene una poeticità straordinaria che risiede nel sapiente uso delle parole abbinate al massiccio materiale d’archivio a cui il regista ha attinto, tra filmati e fotografie. Sokurov sovrappone passato e presente, colori, personaggi, paesaggi di oggi e di ieri senza mai voler mostrare la volontà di “fingere” le ricostruzioni, ma mostrando quanto lavoro di cinema c’è dietro, facendo vedere il ciak in scena mentre i personaggi sono pronti a iniziare le riprese o donando alla fotografia la colorazione seppia, talvolta contestabile, che riesce a uniformare le immagini del presente con quelle del passato.
La voce narrante ci accompagna per tutto il film (nella versione originale girato in russo, francese e inglese), attraverso un tour privato del Louvre, delle sue gallerie, delle sue opere. “Cosa sarei se non avessi mai visto questi occhi? E perché in Europa c’è così tanta attenzione ai volti?”, si chiede, aprendo un riflessione particolarmente profonda sulla bellezza dell’arte, che non si ferma alla pittura ma si espande adaltri campi, come la scultura e l’architettura. Cosa saremo oggi senza tutto ciò?
Francofonia è un film storico che mostra alcuni momenti del Novecento senza tralasciare salti ancora più indietro e avanti nel tempo, e riferimenti a personaggi e civiltà di tempi passati, che nel luogo dei musei inesorabilmente diventano più vicini che mai; è anche un documentario, che si costruisce attraverso materiali d’archivio straordinari; infine è una fiction, che ricrea momenti ed eventi che forse sono accaduti (“Se immaginiamo l’ingresso dei tedeschi al Louvre sarebbe potuto andare così”).
Le interpretazioni degli attori arricchiscono il materiale storico e aiutano a costruire la vicenda, ma se i personaggi di Jaujard e Metternich (Louis-Do De Lencquesaing e Benjamin Utzerath) sono indispensabili per spiegare la situazione del Louvre negli anni della guerra e trasmettono vere emozioni, altri risultano a lungo andare ridondanti, come Napoleone, che si ostina a ripetere insistentemente come sia suo il merito di aver portato tante opere in Francia, o Marianne, che dall’inizio alla fine vaga con leggiadria per le sale e i corridoi del museo pronunciando Liberté, Egualité, Fraternité (sicuramente poetico in un primo momento, ma quasi ridicolo andando avanti per la petulanza con cui viene riproposto).
Francofonia è soprattutto una profonda riflessione sull’arte e sulla sua conservazione, sulla sua indispensabilità per la completezza dell’uomo; è una riflessione della voce narrante, Alexander, talvolta interrotta dalla video chiamata di un amico impegnato nel trasferimento di alcune opere d’arte via mare, ma in pericolo per una forte tempesta. C’è preoccupazione per quello che potrebbe andare perduto, per un patrimonio che non sarebbe più recuperabile. Eppure quando il danno è fatto e il mare inizia ad inghiottire tutto, Alexandr è ormai perso nel suo mondo fatto di personaggi e storia, volti dipinti e corpi di pietra, lontano dal computer. E allora, intanto, viene da chiedersi se siamo davvero in grado di preservare tutta questa bellezza.