CALIGARI, NARRATORE DELLA ROMA VIOLENTA, TOSSICA E VITTIMA DI SE STESSA
Due sono stati i pugni nello stomaco. Quindici anni tra il primo e il secondo e poco più degli stessi per l’arrivo del terzo. Postumo. Claudio Caligari ha dato tanto al cinema, con poco. Il suo cinema è stato definito da molti vero, crudo e duro. Oltre ad una dose sommessa ma sempre presente di umorismo, il suo è stato anche un cinema innovativo, poetico quanto realmente sporco.
Blockbuster Memories, in occasione dell’imminente uscita del suo ultimo film, Non Essere Cattivo, poco dopo la sua morte, decide di soffermarsi sui suoi pochi ma grandi e intensi film, che hanno lasciato un segno. Una breve ma importante filmografia da conoscere e riammirare.
Amore Tossico – 1983
Alla fine degli anni ’70 la droga comincia ad essere realmente diffusa in Italia. Con grande scandalo e finto pietismo, le prime pagine dei giornali raccontano questo nuovo dramma della società senza mai approfondirlo. E così Claudio Caligari decide di andare a fondo in quella piaga che uccide il sottoproletariato in continua astinenza e che vive nella continua speranza di riuscire “svortare” solo per farsi un’altra “botta”. Così, spostandosi nella desolante Ostia, riesce a dare vita ad uno dei più grandi film del nostro cinema. Amore Tossico. Un Neorealismo Pop.
Neorealista perchè nessuno degli interpreti è attore professionista. Perchè per quanto non interpretino sé stessi ma comunque dei personaggi, hanno vissuto quella vita legata a quel veleno tossico. Per altri, inoltre, non trovò fine neanche durante le riprese del film. Riprese quindi non facili per la reperibilità degli attori, magari in carcere per via di furti necessari al mantenimento della loro dipendenza. Pop perchè il suo umorismo, volutamente comico, lo rende più godibile e accessibile a molti, rendendolo più popolare e meno “alto” del neorealismo conosciuto fino ad allora. Ma la godibilità si accosta alla tragicità di una condizione che annulla l’individuo con la sua assuefazione. Una morte vestita di un falso godimento che illude e che inghiotte. Senza più via d’uscita.
Il film fu presentato alla 40esima edizione del Festival del Cinema di Venezia e, nonostante ricevette l’ambito Premio De Sica e un grande successo di pubblico, venne giudicato troppo scandaloso finendo in una sezione marginale. La kermesse venne così giudicata molto negativamente dai Cahiers du cinéma, “Paurosa dello scandalo e quindi del cinema.”
L’Odore della Notte – 1998
Borgata, fine anni ’70, inizio ’80. Remo, Maurizio e Roberto sono alla ricerca di una preda, di un’occasione, che presto si rivela essere un BMW di qualche signorotto. Sfrecciano veloci nelle vie della notte, e già dalle prime parole narrate da Remo si capisce che la loro è un’occasione di vita mancata, persa, non cercata. Poco coraggio e poche occasioni determinano un destino fatto di furti, violenza e minacce. Per motivi differenti si trovano li in quel momento, a collaborare per qualcosa che incute timore e fugge con ciò che non è suo. Anche se il bisogno di denaro per vivere sarebbe la motivazione più ovvia, non per tutti è così. E’ la guerra interiore che sfrutta e costringe Remo alla violenza.
E così si capisce che L’Odore della Notte ricade in quel limbo dove la vittima e il carnefice sono la stessa persona. Dove i detestabili violenti in stile Arancia Meccanica sono vittime di sé stessi, della loro condizione e della vita che credono di aver scelto. E per questo in parte somiglianti ai personaggi neorealisti di Amore Tossico. Lo stile di questo noir narrato in prima persona si discosta tanto dai prodotti cinematografici italiani in circolazione in quegli anni, dove si percepisce che la violenza e la brutalità non sono forse gli unici antagonisti. Emerge il contrasto forte tra le sontuose dimore derubate e la desolante condizione di vita nella borgata dei protagonisti. Ma assieme a quel lusso, viene svelata quell’ ipocrisia che abita quelle stesse case, dove la ricchezza rivela un potere spesso a braccetto con la criminalità. E forse più violento di questi disperati predatori.
Claudio Caligari, coraggioso narratore d’eccezione della Roma più nascosta e più sofferta, troppo dimenticato e troppo poco stimato per la sua grandezza e abilità narrativa.