LACRIME E UNA SEDUTA DALLO PSICANALISTA RISPARMIATA, O ASSICURATA
Se siete restii alla commozione, a piangere in pubblico (anche se al buio) e ad uscire da una sala cinematografica con il naso e gli occhi rossi, non andate a vedere Padri e figlie, l’ultimo film di Gabriele Muccino, in sala dal 1 ottobre. Sfido anche il più duro dei duri a non versare una lacrima per questo “drammone” che il buon Gabriele ha girato negli Usa, con un cast eccezionale.
Protagonisti Russel Crowe (l’unico uomo sovrappeso e goffo che non perde charme e fascino, nemmeno durante le scene delle convulsioni) e Amanda Seyfried, ragazza con occhi che parlano. Accanto a loro Aaron Paul, Diane Kruger, e un cameo di Jane Fonda, intramontabile.
Se è pur vero che è facile far piangere con storie di orfani e padri in difficoltà, Padri e Figlie è un film ben riuscito, mai urlato, con passaggi tra passato e presente che fluiscono morbidamente e accompagnano lo spettatore in un viaggio interiore pieno di ostacoli e momenti di grande commozione appunto. Se non genitori, siamo tutti figli. E il gioco dell’immedesimazione è automatico. Struggenti i ricordi, la nostalgia, le separazioni. E poi ci sono tutti gli ingredienti: il padre che non si arrende, gli zii ricchi e cattivi, la solitudine, i problemi economici ed una società basata sul successo, personale e professionale.
Ultimo lavoro americano di Muccino, dopo “l’esperienza più brutta della mia vita professionale” dice il regista ricordando Quello che so sull’amore (con Gerard Butler, 2012). Questa volta la pellicola potrebbe avere un bel successo di pubblico (distribuito da 01 in 400 sale). La storia regge e ha un ritmo che non sfianca. Le interpretazioni sono ottime: Russel Crowe è sempre credibile, ed è sempre “il gladiatore” dice il regista, anche quando è un padre che cerca disperatamente di non perdere la figlia. “Per il lavoro fisico sulle convulsioni gli ho fatto vedere due ore di video su Youtube, il primo giorno” racconta il regista. “Russel Crowe è un attore straordinario”. Come dargli torto.
Poi c’è Amanda, volto d’angelo, una vita da giovane donna che non si innamora e cambia partner praticamente due volte a settimana. La sceneggiatura e le scelte registiche riescono a farci empatizzare con tutti i personaggi veri e positivi e con le loro debolezze, e farci detestare quelli negativi ed egoisti, anche se poi, per tutti c’è qualche chance di redenzione. Da segnalare la bravissima piccola Kylie Rogers, che speriamo di ritrovare nel suo percorso.
Irriverente, simpatico, generoso, quasi uno showman Gabriele Muccino nell’incontro con la stampa, a partire dal suo “Rimarrà per me un mistero il motivo per cui Will Smith mi abbia scelto per il mio primo film americano”, per proseguire con “piango anche io pur avendolo girato e montato”, per finire con “Io senza l’amore non saprei vivere”. Muccino, che piaccia o no, non solo riesce a lavorare negli Usa, cosa che lo rende invidiato e talvolta odiato, ma riesce ad essere se stesso, con le sue pause, tartagliando qua e là, ridendo di sé e mostrandoci le sue debolezze. Ai suoi detrattori, che dire? Rosicate.