SEI EX-COMPAGNI DI UNIVERSITA’ RINCORRONO IL PASSATO
DURATA: 96 minuti
VOTO: 3,5 su 5
Il cinema americano ci ha spesso abituato a film generazionali ambientati al liceo, riassumibili nel cosiddetto filone degli high school movies, o al massimo al college, regalando un’immagine ormai iconica dell’educazione scolastica a stelle e strisce. Più rara invece, la focalizzazione su quello che succede “dopo” tutto questo, sulla vita quindi dopo l’università, quando responsabilità e obblighi piovono su quegli ex-studenti una volta grondanti di ambizioni e quasi irreali energie. Su questa sorta di esistenziale “limbo infinito” si colloca About Alex, film corale e indipendente, scritto e diretto dall’esordiente Jesse Zwick.
About Alex trova il suo evento iniziale scatenante nel tentato suicidio del personaggio di Alex, per l’appunto. Scioccati e toccati dalla notizia, i vecchi compagni di college decidono di trascorrere insieme un weekend per stargli vicino e scoprire i motivi del gesto estremo e, se possibile, aiutarlo a non commetterlo ancora. Quello che doveva essere un tentativo di spensierata riconciliazione, diventa però ben presto un occasione per riportare a galla antichi rancori insieme ad infatuazioni mai davvero assopite, che rischiano di rovinare per sempre i loro comunque fragili rapporti.
Jesse Zwick può contare su un cast valido e funzionalmente affiatato, formato da tanti volti noti di cinema e, soprattutto, televisione: dall’Aubrey Plaza di Parks and Recreation, nonché volto onnipresente in numerose produzioni indipendenti d’oltreoceano, passando per Max Greenfield, meglio conosciuto come “Schmidt” di New Girl, fino alla Maggie Grace mai dimenticata dai fan di Lost. L’Alex del titolo, intanto, è Jason Ritter, mentre a chiudere il folto e relativamente giovane gruppo troviamo Max Minghella (The Social Network), Nate Parker e Jane Levy.
Presentato al Tribeca Film Festival (celebre manifestazione del cinema indipendente che si tiene a New York) nell’Aprile dell’anno scorso, About Alex ha poi ottenuto una distribuzione limitata in USA in Canada, prima di essere rilasciata nelle piattaforme on demand. Risultato più che normale per simili produzioni, eppure l’operato di Zwick meritava forse maggior credito. Il regista riesce infatti ad affrontare con delicatezza e, allo stesso tempo, cinica ironia temi anche piuttosto forti, senza scadere mai troppo in cliché o banalità. L’intera visione, poi, viene magistralmente calibrata dalla struttura da bottle episode, per dirla in gergo televisivo; ovvero in un’unica location, secondo una pratica che ben si confà al basso budget e, insieme, alla semplicità della storia della pellicola, rendendola quindi priva d’inopportuni fronzoli, ma deliziosamente pungente.