Crimson Peak: recensione film

CRIMSON PEAK, UN HORROR GOTICO DEL GENIO VISIONARIO GUILLERMO DEL TORO, UN FILM DAL GRANDE POTERE VISIVO E DAL CAST ECCEZIONALE

crimson peak posterGENERE: horror

DURATA: 119 minuti

USCITA IN SALA: 22 ottobre 2015

VOTO: 3 su 5

Buffalo, 1901. Edith Cushing è una giovane ragazza cresciuta con il padre, Sir Carter, dopo aver perso la madre per malattia. Bella e talentuosa, con una fascinazione per i fantasmi, con cui ha avuto dei contatti, prova grande affetto per l’amico d’infanzia, il dottor Alan McMichael, ma il suo cuore è rapito dal misterioso Thomas Sharpe, un baronetto inglese che si presenta in città alla corte del padre alla ricerca di finanziamenti per realizzare una macchina di estrazione dell’argilla rossa di cui sono ricchi i suoi possedimenti. Al suo fianco, la seriosa e cupa sorella Lucille, che non lo perde mai morbosamente d’occhio. La misteriosa morte di Sir Carter, avverso alla loro relazione, getterà definitivamente Edith tra le braccia di Thomas, decidendone il matrimonio e il trasferimento nella tenuta di Allerdale Hall, dove sono accaduti e continuano a succedere strani e sconcertanti avvenimenti.

“Stai attenta a Crimson Peak”, queste le parole dette dal fantasma della madre della piccola Edith proprio a sua figlia, nel loro primo inquietante incontro. Sì, perché i fantasmi esistono, e Edith, brillante ragazza che aspira ad un futuro da scrittrice sulle orme di Mary Shelley, li vede, li sente e ci crede, profondamente. Quello del fantasma materno è però un consiglio non percepito, anzi rimasto incompreso, e rappresenterà forse l’errore più grande che la giovane Edith potrà mai commettere. Cos’è in fondo Crimson Peak?

Guillermo Del Toro mette in scena un romanzo horror-gotico come da tempo non se ne vedevano, e che con l’uscita in prossimità di Halloween richiamerà in sala un pubblico numeroso, ma non solo per la sua natura di genere. In Crimson Peak tutto è pensato nei minimi dettagli, dalle scenografie ai costumi, alla fotografia che gioca su forti contrasti cromatici, senza dimenticare il cast composto da Mia Wasikowska, Tom Hiddleston, Jessica Chastain. Soprattutto la Chastain, sempre magnifica, riesce a incarnare tutta la naturale follia, la morbosa ossessione fraterna, la crudeltà del suo personaggio.

Uno dei punti di forza maggiori del film è la potenza e la centralità che Del Toro concede alla casa, ricostruita minuziosamente in ogni dettaglio. L’edificio respira, sanguina, mangia, soffre in tutte le sue ferite, insomma vive nel vero senso della parola, e ciò lo rende al contempo un personaggio a tutti gli effetti, nonché il riflesso di chi lo abita. Una dimora un tempo di prestigio che con il passare degli anni ha perso la sua stabilità, inghiottita nelle fondamenta e distrutta da ciò che la circonda, un inferno di argilla rossa che macchia anche la neve in modo sanguinolento, e che a sua volta imprigiona chi entra nella tenuta.

E proprio Edith vive questa prigionia, che sa tanto di Hitchcock (Rebecca, la prima moglie), con dolore e delusione, ma a differenza di chi l’ha preceduta riesce con determinazione a liberarsene macchiando di sangue il proprio candore che fin dall’inizio l’ha contraddistinta dall’oscurità di Lucille.

Tuttavia ciò che manca al film è il pathos. L’eccessivo interesse nel triangolo amoroso tra i tre protagonisti principali, a volte troppo melodrammatico con tinte di dejà vu, rischia di annoiare e di non coinvolgere il telespettatore. Ecco quindi che l’ambiente scenico ha la meglio sui personaggi e sulla storia: i rimandi alle atmosfere gotiche de Il Labirinto del Fauno sono ovunque, in una casa che accenna alla letteratura del brivido di inizio novecento tra Edgar Allan Poe e Howard P. Lovecraft.

Eleonora Materazzo e Verdiana Paolucci

 

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