Il Piccolo Principe: recensione film

LA TRASPOSIZIONE ANIMATA DI UNO DEI LIBRI PIÙ AMATI DI SEMPRE

il piccolo principeGENERE: animazione

DURATA: 108 minuti

USCITA IN SALA: 1 gennaio 2016

VOTO: 4 su 5

Il futuro di una bambina è totalmente pianificato con rigidità dalla madre, che ne decide momenti di studio e svago al fine di renderla pronta per la nuova prestigiosa scuola, ma soprattutto per quando sarà adulta. I ritmi procedono come programmato, finché lo strambo vicino di casa, vecchio aviatore, non cattura la sua attenzione con una pagina scritta a mano, su cui racconta e disegna la storia del suo incontro con un bambino nel mezzo del deserto.

Col passare del tempo i due sono sempre più uniti, nella casa dell’anziano la piccola riscopre il piacere delle piccole cose e il divertimento della fantasia, lontana finalmente dal grigiore e della serialità in cui è abituata a vivere. Un’isola felice destinata ad affondare. I due amici vengono allontanati, e il vecchio ricoverato in ospedale: solo una persona più salvarlo, e così la bambina parte alla sua ricerca in un incantevole seppur pericoloso e avventuroso viaggio.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, Il Piccolo Principe finalmente arriva sul grande schermo grazie al regista Mark Osborne (Kung Fu Panda). Certamente non era impresa facile trasporre una delle opere più lette e amate di sempre, indistintamente da grande e piccini, ma di sicuro anche questo lungometraggio d’animazione non conoscerà barriere d’età per essere apprezzato.

A colpire è come il film, di una bellezza e poeticità davvero rare, non si limiti a narrare i fatti che tutti abbiamo letto nel libro di Antoine de Saint-Exupéry: Osborne è riuscito a costruire intorno a questo nucleo centrale una trama non meno d’effetto ed emozionante, che riesce in più di qualche momento a toccare le corde del cuore dello spettatore senza dimenticare la lezione dell’opera principale e senza mai essere stucchevole.

Il legame fra i due, che si instaura nonostante la differenza d’età, la loro purezza e sincerità dei sentimenti, il meravigliarsi per la scoperta delle cose più semplici, la loro ingenuità, colpisce in ogni scena. Inoltre è una novità assoluta il modo in cui è sviluppata la seconda parte: vedere il Piccolo Principe essere diventato il Signor Principe, inghiottito dal mondo degli adulti, che pensano solo alla produttività del loro lavoro, ricorda altri film (come Hook – Capitan Uncino) ma è comunque una piacevole scoperta, che apre a scenari inediti della storia e che il regista rappresenta e racconta con grande immaginazione e sensibilità.

Lungo il percorso si percepisce la nascita di un parallelismo tra i personaggi delle due linee narrative, ma si vede un invertito addio nel finale, dove non manca un grande insegnamento: il problema non è crescere, ma dimenticare. Ed è così che, smantellando il complesso di Peter Pan, in un finale che dimostra come sia difficile lasciare chi ci ha “addomesticato”, la piccola accetta la propria crescita, consapevole del fatto che non dimenticherà mai, e ciò la renderà “una magnifica adulta”.

Per quanto riguarda le tecniche, gli animatori hanno lavorato con la CGI per raccontare la storia della bambina, e con l’animazione 2d e lo stop motion, partendo direttamente dai disegni originali, per la trama tratta da Il Piccolo Principe. Le due sfere sono perfettamente equilibrate e armonizzate, compensandosi a vicenda e sottolineando i due diversi mondi così in contrasto ma che inesorabilmente vengono in un certo punto a toccarsi. Ogni scena è resa ancor più emozionante dalla colonna sonora dai richiami francesi e dai temi di Hans Zimmer. Nel doppiaggio italiano è azzeccatissima la voce di Tony Servillo, così come quella di Stefano Accorsi, che colpiscono più di tutte per la loro dolcezza.

Ma il viaggio della piccola è stato realtà o solo fantasia? A noi la risposta, anzi, al bambino che è in noi: lasciamo sfogare ogni tanto la fantasia, ricordiamoci chi eravamo e non dimentichiamolo più.

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