ABBIAMO INCONTRATO JUDE LAW, UNO DEGLI OSPITI PIU’ ATTESI DI QUESTA EDIZIONE DEL ROMA FILM FEST
Bello, simpatico e in forma: Jude Law è uno degli ospiti più attesi della decima edizione del Roma Film Fest. L’attore è nella Capitale per girare The Young Pope, serie tv diretta da Paolo Sorrentino, incentrata sulla figura di un papa americano immaginario. Sabato c’è stato l’incontro aperto a pubblico e stampa, e noi vi raccontiamo com’è andata.
L’ora è stata introdotta da una clip di A.I. di Steven Spielberg, e la prima domanda rivolta è stata riguardante il regista americano e il suo impatto nel lavorare con lui.
“Mi ha avvicinato spiegandomi che la sceneggiatura era una rielaborazione di uno script di Stanley Kubrick, che doveva dirigere il film. Tuttavia, poco prima della lavorazione è venuto a mancare, quindi Steven ha voluto dedicare la pellicola alla sua memoria. Lavorare con Spielberg è stata una sorpresa, ciò che mi ha colpito è la sua straordinaria collaborazione. Fin dall’inizio ha voluto che collaborassi, nel caso del mio personaggio, il gigolò, è stata una mia idea farlo ballare, così come il look, è stato un processo evolutivo al quale ho lavorato.”
Il film di Spielberg che però ha colpito più Jude Law è Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo: “Ricordo che quando lo vidi, rimani traumatizzato. L’ho rivisto più volte, anche da adulto, e ogni volta è un’emozione straordinaria.” Dopo la seconda coppia di clip, Jude Law ha risposto a domande sulla preparazione dei personaggi letterari sullo schermo. “E’ un viaggio interessante, ripensando a come ho iniziato da giovane. Allora lavoravo d’istinto piuttosto che seguire le indicazioni del regista. Poi sono arrivato a comprendere che la parte più bella di questo mestiere è imparare qualcosa di sconosciuto di un periodo storico diverso, ed è un viaggio di istruzione e apprendimento.”
La clip su Wilde consente di chiedere a Jude Law chi sceglierebbe tra un personaggio positivo e uno negativo, e l’attore risponde così: “Nessun cattivo si ritiene tale. Si deve cercare un equilibrio anche cercando di indagare nei personaggi più positivi e viceversa. Questa è la vera sfida.” Inevitabile è stata la domanda su Paolo Sorrentino. “Ho sempre seguito Sorrentino, anche con La Grande Bellezza. Ho detto a tutti che avrei tanto voluto lavorare con lui, e un mese dopo mi è arrivata la sua sceneggiatura e ho accettato entusiasticamente. Sono qui da 3 mesi, è una serie per la HBO e racconta la storia presente di un Papa americano.”
Dopo un estratto da Era Mio Padre, Jude Law ha ricordato com’era lavorare con Sam Mendes: “Sapevo che mi sarei dovuto confrontare con degli attori grandi non solo per capacità ma anche di fisicità, da Tom Hanks a Paul Newman e Daniel Craig, e non potendo competere, ho deciso di fare il contrario. Farmi piccolo come una lucertola, denti brutti, ho perso peso, unghie rotte, proprio per contrastare.”
Altra clip mostrata è Anna Karenina. “Non avevo letto il libro fino a quel momento, ma affascinava il modo particolare in cui Tom Stoppard ha puntato sull’aspetto più intimistico. Non polarizzando i personaggi, senza trasformare il mio, Karenin, in un cattivo senza riscatto, ma concentrandosi sul potere dell’amore.”
Alla domanda su chi preferirebbe tra un regista americano e uno inglese, Jude Law ha risposto in maniera scherzosa: “Penso che alla fine dipenda dai soldi e da quanti tu debba spenderli.”
Sorpresa finale è la clip estratta da Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, ospite atteso della giornata di lunedì, seguita da una clip di La Morte Corre Sul Fiume, pellicola di Charles Laughton, scelta personalmente da Jude Law, che ha così spiegato il motivo della sua decisione: “Mia madre mi ha fatto vedere questo film quando avevo 16-17 anni. In quell’epoca mi ero appena immerso nel mondo del cinema. Questo film mi ha fatto vedere cos’era possibile raggiungere. Siamo troppo ossessionati dal tentativo di fare apparire tutto vero, e sono sostenitore di ciò, ma non dobbiamo sottovalutare la teatralità. Questa pellicola mostra come si può raggiungere l’equilibrio tra una storia vera, inquietante, all’interno di un involucro infantile, quasi fiabesco. L’uso del macro ci permette di vedere la realtà, in questo caso le creature della notte che diventano grandi, man mano che si scorre il fiume. E’ triste pensare a cosa è accaduto a Laughton: gli Studios non avevano compreso a pieno il suo lavoro, e questo ci mostra un po’ il destino del cinema.”
Si ringrazia Lavinia Lenza per le foto.