Legend: recensione film

TOM HARDY SI SDOPPIA PER LEGEND, STORIA VERA DEI DUE GEMELLI KRAY

LEGENDGENERE: biografico, thriller

DURATA: 131 minuti

USCITA IN SALA:  3 marzo 2016

VOTO: 3,5 su 5

Nella Londra degli anni cinquanta e sessanta si snodano le vicende dell’ascesa e caduta dei fratelli gemelli Kray, Reggie e Ron (Tom Hardy), capi di un’organizzazione criminale britannica che hanno terrorizzato l’East End, tra violenze e scorribande, con la polizia di Scotland Yard e il detective Nipper Read (Christopher Eccleston) alle costole. La storia è narrata dal punto di vista di Frances Shea (Emily Browning), moglie di Reggie. Legend, diretto da Brian Helgeland, è basato sul libro The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins scritto nel 1972 da John Pearson, e ricalca gli eventi più importanti della vita dei gemelli, senza tralasciare le loro personalità controverse.

A Tom Hardy è affidato il duplice ruolo di interpretare i Kray: Reggie è carismatico, sa come attrarre il pubblico a sé e gestisce principalmente gli affari di famiglia; Ron è invece eccentrico, sarcastico, violento e dichiaratamente gay (la sua relazione con il giovane e psicopatico Edward “Mad Teddy” Smith, interpretato da un modesto Taron Egerton, è accennata ma viene fatta intendere che sia di tipo sessuale). I due non potrebbero essere più diversi di così, ed è proprio lì che si vede la straordinaria recitazione di Hardy, capace di passare non solo da un corpo a un altro, ma anche cambiando voce per differenziare i gemelli.

Non solo la fratellanza è il tema importante di Legend, in cui, “Qualsiasi cosa lui abbia fatto. E’ tuo fratello”, ma c’è anche una storia d’amore, quello delicato e complicato tra Reggie e la fragile Frances. Complesso fin dall’inizio con una famiglia che appoggia a metà la relazione, che raggiunge il suo culmine quando le attività criminali si mettono in mezzo tra l’idillica coppia di sposini.

Emily Borwning non è solo un bel viso ma incarna la parte razionale di Reggie, quella che spera di riportarlo sulla retta via fino alla fine. In Legend, Helgeland mette insieme un buon biopic dai ritmi calzanti grazie alla musica coinvolgente di Carter Burwell, che stacca sulle scene di violenza, e ci rimanda alle atmosfere a cavallo degli anni cinquanta e sessanta. Una Londra annebbiata, dove il sole non sembra mai sorgere al di là delle mura gelide di una città metropolitana che mostra corruzione, burocrazia e bigottismo, ma tramonta invece su una ‘leggenda’.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.