L’infanzia di Ivan, 1962

L’INFANZIA DI IVAN DI ANDREI TARKOVSKIJ, STRUGGENTE OPERA PRIMA

ivans-childhood-posterUn bosco ed innumerevoli alberi dai tronchi bianchi; dei bambini che giocano sulla spiaggia; il sorriso di una madre intenta a prender acqua al pozzo; i primi spari, le prime esplosioni e poi un urlo; infine, il viso di sua sorella, una bambina, sempre più preoccupato. Sono immagini che vengono presentate, sconnesse, nel corso del film L’infanzia di Ivan. Immagini che fanno da cornice alla storia, definendone e – allo stesso tempo – ampliandone il significato.

L’infanzia di Ivan è un film del 1962 di Andrei Tarkovskij, il suo primo lungometraggio. Tarkovskij è un regista russo, forse il più celebre regista russo di tutti i tempi. Ottenne la notorietà internazionale proprio con la sua opera prima, che gli valse il Leone d’Oro al film festival di Venezia. Successivamente realizzò altri sei lungometraggi (Andrei Rublev nel 1966, Solaris nel 1972, Lo specchio nel 1975, Stalker nel 1979, Nostalghia nel 1983 e Il sacrificio nel 1986). Ognuno di essi rappresenta un’opera eccezionale che non ha eguali nella storia del cinema. La sua attività si concluse prematuramente nel 1986 a causa di un cancro ai polmoni.

L’infanzia di Ivan è una rappresentazione struggente e sincera dell’impatto che ha la guerra sui bambini. Ivan è un bambino la cui infanzia è interrotta drasticamente dall’avvento della seconda guerra mondiale, in particolare durante l’invasione della Russia da parte delle truppe naziste. A causa della guerra Ivan rimane orfano. Pur essendo un bambino, finisce per far parte di un gruppo di partigiani, per approdare, poi, nell’esercito, dove si rende utile svolgendo attività di spionaggio lungo il fronte.

Ivan è, come tanti, una vittima della guerra. Ha cessato di esistere come individuo nel momento in cui sono stati uccisi i suoi familiari. Quello che di lui rimane non è né un patriota che combatte per la propria nazione né un mostro assetato di sangue, ma solo un essere creato della guerra stessa. Il suo desiderio di svolgere le missioni più pericolose rappresenta per lui la fuga da quell’angoscia insopportabile che lo tormenta a causa della guerra. Tuttavia egli è e rimane un bambino, pur non potendo più vivere l’infanzia di cui, ormai, è stato irrimediabilmente privato. Vi è un’aurea particolare che circonda la sua figura; essa non ha carattere religioso, né patriottico, ma piuttosto riflette un profondo rispetto per l’età infantile e tutti i misteri che la circondano.

Si tratta del primo lungometraggio del regista russo ma in esso sono già presenti quelle caratteristiche che rendono uniche le sue pellicole. Trattando spesso di temi metafisici, i film di Tarkovskij sono caratterizzati da lunghe inquadrature e piano sequenza, dall’utilizzo di vari elementi naturali -principalmente fuoco ed acqua- da immagini estremamente poetiche che colpiscono per la loro straordinaria bellezza ed, infine, dall’utilizzo ripetuto di sequenze oniriche in cui sono rappresentati sogni, memorie o fantasie dei personaggi senza evidente distinzione tra sogno e realtà. Ma questi sono solo alcune delle caratteristiche più evidenti che saltano immediatamente all’occhio; per ogni film dell’autore sarebbe consigliabile la ripetuta visione della pellicola per comprenderne veramente la portata (e anche in questo caso non è detto che ci si riesca…).

Andrei Tarkovskij è tutt’ora considerato uno dei più importanti registi di sempre. Il suo lavoro ha avuto un forte impatto su tutti quei registi interessati a comprendere maggiormente la natura stessa del cinema. Il noto regista svedese Ingmar Bergmann, ha affermato riguardo al contributo di Tarkovskij al cinema moderno: “Tarkovskij è per me il più grande, colui che ha inventato un nuovo linguaggio, fedele alla natura del cinema, catturando la vita come un riflesso, la vita come un sogno”. In particolare il primo film del regista russo, L’infanzia di Ivan, rimane una delle sue pellicole più accessibili; in esso si trovano le prime avvisaglie del genio di Tarkovskij, che successivamente proromperà definitivamente, rendendo più difficilmente comprensibili i suoi (capo)lavori.

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