THRILLER TRA I PIU’ RAFFINATI, NE IL MARATONETA HOFFMAN TRASUDA TUTTO IL SUO TALENTO
La tabella di marcia deve essere rispettata, seguita e onorata. Distanze chilometriche lunghissime sono gli obiettivi ai quali aspirare con la speranza di toccarli e raggiungerli. Le scarpe sono consumate, i calzini incandescenti, e la felpa visibilmente bucata è l’unico indumento oltre alla sudata tuta. E il giovane e talentoso Babe è Il Maratoneta che si getta con tutto il suo cuore nella corsa che lo perseguita fin dalla morte del padre.
Thomas “Babe” Levy (Dustin Hoffman), è uno studente di storia e lavora alla sua tesi con la speranza di poter risollevare il nome del padre. Vive solo nella sua ossessione e con la stessa velocità con cui scrive la sua tesi, “L’uso della Tirannia nella politica americana”, corre per prepararsi alla maratona di New York.
Uno stupido incidente autostradale avvenuto nella grande mela coinvolge il fratello di uno dei nazisti più ricercati al mondo, il dottor. Christian Szell (Sir Laurence Olivier) e con lui i suoi diamanti. Il perfido nazista si metterà sulle sue tracce, sicuro che il giovane studente abbia ciò che gli spetta. Babe si ritroverà così a correre per salvare la propria vita.
Dustin Hoffman e Laurence Olivier, una vecchia e una nuova generazione di attori a confronto. “Dovresti recitare”, fu questa la celebre frase che l’attore Shakespeariano disse ad Hoffman di fronte al considerevole, e secondo lui esagerato sforzo, che l’attore fece per immedesimarsi nella parte.
Completamente immerso nel suo ruolo, Hoffman regge nel modo più fisico e immedesimato possibile l’atletico studente tormentato da un forte conflitto interiore, un conflitto che diverrà esterno e che sarà costretto ad affrontare in quanto malcapitata vittima di danni collaterali. Un uomo giusto, succube di un’ingiustizia del passato, che si scontrerà contro l’ingiusto essere, qual’è il suo antagonista. Uno scontro non solo tra caratteri cinematografici, ma tra talenti recitativi di diversa matrice. Tra la teatrale e tecnica resa interpretativa di Lord Olivier, a quella istintiva e sempre più realistica del giovane Hoffman. Un lavoro incredibile che lo vide trasformato anche nel corpo, sottoposto alle lunghe e faticose corse che sopportò come il suo personaggio.
Il Maratoneta è una grande interpretazione che prende vita in un ampio thriller, a sua volta confronto tra due diversamente immensi giganti della stessa arte.