Il ritorno di Harry Collings, 1971

“IL RITORNO DI HARRY COLLINGS”, IL WESTERN REALIZZATO DA PETER FONDA

 

A seguito del successo ottenuto con l’interpretazione del film Easy Rider, a Peter Fonda viene concessa l’opportunità di realizzare un film. L’anno è il 1970 e con un budget di circa un milione di dollari l’attore americano decide di realizzare Il ritorno di Harry Collings (“The hired hand”). A supportare Fonda in quello che sarà il suo debutto alla regia,  ci sarà il leggendario Vilmos Zsigmond. Quest’ultimo è uno dei più influenti direttori della fotografia nella storia. Nel corso della sua carriera, ha collaborato con vari giganti del cinema tra cui Michael Cimino, Woody Allen, Steven Spielberg, Robert Altman e Brian De Palma.

Gli Universal Studios lasciano a Fonda completa libertà artistica. Il risultato, come si poteva facilmente immaginare,  fu un disastro dal punto di vista finanziario. Il film non ottenne neanche un grande riconoscimento dalla critica. Alcuni lo definirono un “hippie-western”, lamentandosi della storia poco accattivante, dei personaggi troppo sobri e della realizzazione troppo artistica e pretenziosa di alcune scene. La mancanza di successo fa sprofondare il film nell’oblìo, da dove ne uscirà solo nei primi anni 2000.

Nella storia Peter Fonda veste i panni di Harry Collings che, insieme all’amico Arch (interpretato da Warren Oates), ha passato gli ultimi anni della sua vita a vagabondare per l’America. All’inizio del film però decide di porre fine alla sua vita da girovago e dichiara di voler tornare a casa dalla moglie che aveva abbandonato sette anni prima. Così i due si dirigono insieme verso la vecchia casa di Collings.

E’ chiaro fin dall’inizio che Hannah, la moglie di Collings, non è assolutamente contenta di rivederlo. Dopo tutto il ragazzo se n’è andato da anni, mentre lei è dovuta rimanere da sola a prendersi cura del podere. Alla fine, Hannah permette ad Harry ed al suo compagno di rimanere, a patto che essi lavorino come braccianti. Harry lavorerà duramente, riconquistandosi lentamente l’affetto e la fiducia della moglie. Il rapporto tra marito e moglie viene però gravemente minacciato quando degli uomini con cui Harry e Arch si erano già scontrati in passato, decidono di intromettersi e di danneggiare i due compagni…

Al termine della visione del film non si può certo rimanere sorpresi del fallimento commerciale della pellicola. Il ritorno di Harry Collings è tutt’altro che un film western tradizionale in cui spesso prevalgono violenza ed azione. Il film di Fonda si segnala, di contro, quale un dramma lento e sentimentale con molti spezzoni romantici ma poco utilizzo di pistole.

La principale particolarità della pellicola è il suo stile narrativo. La trama del film è piuttosto semplice. Lo scorrere del tempo, però, non è completamente definito. Inoltre, ci sono diverse scene che sembrano essere quasi estranee alla trama principale, come se fossero dei piccoli accenni a delle storie ancora da raccontare.  In tal senso, la fotografia realizzata da Zsigmond sposa perfettamente la storia. Il film è caratterizzato da lunghe inquadrature in cui un’immagine sovrappone un’altra e che spesso si concludono con un lento effetto di dissolvenza. Un flusso fluido e continuo di immagini che dona al film un’atmosfera meditativa, quasi surreale.

Il ritorno di Harry Collins è un western atipico,  composto da dialoghi minimalisti, una brillante fotografia ed una colonna sonora suggestiva. Un film sulla lealtà, l’amicizia, l’amore e sui contrastanti desideri di libertà  e stabilità. Una piccola gemma da riscoprire.

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