“MEDIUM COOL”, L’INNOVATIVA OPERA PRIMA DI HASKELL WEXLER
Quand’è che bisogna smettere di registrare? Smettere di osservare, posare la camera a terra ed iniziare a darsi da fare? Nella prima scena di Medium Cool, ci troviamo di fronte ad un incidente stradale. Una macchina è uscita fuori di strada. L’auto è distrutta, esce del fumo dal motore e il clacson suona ininterrottamente. L’autista è accasciato sul sedile e perde del sangue dalla bocca. Due uomini arrivano correndo verso l’auto. Uno dei due tira fuori la videocamera, l’altro un microfono; fanno il giro dell’automobile e poi ritornano alla propria vettura. “Meglio chiamare un’ambulanza” dice uno degli uomini, entrando nell’auto.
Medium Cool è un film del 1969, scritto e diretto da Haskell Wexler. Si tratta del primo lavoro da regista di Wexler. Precedentemente, aveva lavorato come direttore della fotografia in diversi film, tra cui due grandi successi come Chi ha paura di Virginia Woolf? e La calda notte dell’ispettore Tibbs. Wexler è anche stato accreditato come direttore della fotografia aggiuntivo nel film I giorni del cielo, il secondo lungometraggio del leggendario regista americano Terrence Malick.
La storia di Medium Cool si svolge a Chicago durante l’estate del 1968. Si tratta di un periodo turbolento della storia statunitense. All’inizio di quel tragico anno, Robert Kennedy e Martin Luther King Jr erano stati assassinati. Inoltre il movimento per i diritti civili e la sempre crescente insoddisfazione riguardo la guerra in Vietnam davano luogo a numerose manifestazioni che potevano sfociare in conflitti tra manifestanti e polizia.
I personaggi principali del film sono: John Cassellis(Robert Forster), cameramen e giornalista televisivo, e Eileen (Verna Bloom), una giovane vedova che si è appena trasferita in città con il figlio. Tra i due, che si incontrano per caso, si instaura immediatamente una relazione speciale. Loro malgrado, però, si troveranno coinvolti nella caotica situazione politica dell’epoca. John, infatti, perde completamente il rispetto verso il proprio lavoro quando scopre che il materiale da lui preparato veniva regolarmente mandato alla polizia e all’FBI. Eileen, invece, verrà incidentalmente a trovarsi nel bel mezzo di una manifestazione di protesta, cui seguirà uno scontro violento tra i partecipanti e la polizia.
La principale particolarità del film è rappresentata dall’utilizzo combinato di materiale documentaristico e contenuti di finzione. Il regista ha, infatti, utilizzato degli eventi reali come sfondo per il proprio film e su di essi ha sviluppato la propria storia ed i personaggi. In particolare, ha utilizzato diverse situazioni legate al convegno del partito democratico svoltosi nel 1968 a Chicago. Ritroviamo quindi filmati autentici di campi di addestramento militari in cui le truppe vengono preparate per fronteggiare le manifestazioni organizzate da studenti e attivisti proprio contro lo svolgimento del convegno democratico. Gli stessi personaggi vengono ripresi durante i violenti scontri realmente avvenuti tra polizia e manifestanti in quelle occasioni.
Durante una di queste riprese, in una scena memorabile del film, una bomboletta di gas lacrimogeno viene rilasciata proprio di fronte alla telecamera. Il fumo riempie lo schermo e all’apice del gioco che lega realtà e finzione, si sente una voce fuori campa che urla: “Attento, Haskell: è vero!”. La ripresa è reale, così come il gas lacrimogeno, ma la voce è fabbricata, registrata e aggiunta successivamente.
Un punto cruciale del film è la messa in discussione del ruolo e delle responsabilità della televisione, dei giornalisti e specialmente delle persone che, maneggiando una video-camera, intendono “raccontare” la realtà che ci circonda. Una scena emblematica racconta di John che si reca in un quartiere in cui vivono prevalentemente afroamericani con l’obiettivo di registrare una storia di interesse sociale: intervistare un tassista che ha trovato e restituito diecimila dollari lasciati nella sua auto. Gli amici del tassista, però, (non interpretati da attori ma da reali attivisti per i diritti civili) non sono d’accordo. “Sei venuto qui per fare una sorta di intervista ‘Jive’… sei venuto quaggiù con un quarto d’ora di sensibilità nera, e, vedi, non lo capisci nemmeno. Sei venuto qui a girare un quarto d’ora di qualcosa che ha avuto bisogno di trecento anni per svilupparsi”. Una reazione che dimostra come, già dagli anni ’60, sussistessero forti dubbi in merito all’utilizzo dei sistemi di comunicazione.
Medium Cool è un film complesso e stimolante che riflette la situazione conflittuale di un’intera nazione oppressa da problemi di natura razziale, economica e politica, e di una società sull’orlo della violenza. Il film è in sostanza una cronaca ed una rappresentazione sincera di un’epoca turbolenta che, pur essendo legato ai disordini scoppiati durante il convegno del partito democratico svoltosi a Chicago nel 1968, non sembra aver perso la sua attualità e, anzi, appare essere particolarmente rilevante anche nell’attuale contesto sociale, caratterizzato da una pressante presenza di social e mass media.