Creed – Nato per combattere: Recensione film

SYLVESTER STALLONE TORNA A INTERPRETARE UN ROCKY STANCO MA UMANO IN CREED

Creed_-_Nato_per_combattereGENERE: drammatico, sportivo

DURATA: 133 minuti

USCITA IN SALA: 14 gennaio 2016

VOTO: 4,5 su 5

Adonis Johnson (Michael B. Jordan) non ha mai conosciuto suo padre, il famoso campione del mondo dei pesi massimi, Apollo Creed, morto prima che lui nascesse. Ma non si può negare che abbia la boxe nel sangue, e così decide di andare a Philadelphia, la città dove si tenne il leggendario incontro tra Apollo Creed e il duro di nome Rocky Balboa (Sylvester Stallone). Una volta arrivato nella città dell’amore fraterno, Adonis rintraccia Rocky e gli chiede di diventare il suo allenatore. Nonostante quest’ultimo sia ormai lontano dal mondo della boxe, rivede in Adonis (che si fa chiamare ‘Donnie’ per non essere riconosciuto) quella stessa forza e determinazione che aveva visto in Apollo, quel feroce rivale diventato poi il suo più caro amico. Rocky accetta così di prenderlo sotto la sua ala protettrice, lo allena, lo segue, lo consiglia. Ma anche l’ex campione sta combattendo contro un avversario più grande e più letale di chiunque abbia mai affrontato sul ring.

Creed – Nato per combattere è un film diretto da Ryan Coogler che ha curato anche la sceneggiatura, scritta insieme ad Aaron Covington, che si è basato su un suo soggetto. La pellicola può certamente considerarsi uno spin-off della saga di Rocky, dove vecchio e nuovo si incontrano e si scontrano, in uno scambio di pensieri tra vecchie e nuove generazioni. Le musiche sono calzanti, si adattano al mondo della boxe, a quello di Adonis che lascia le stelle (di una vita agiata e un buon lavoro) per proseguire con i suoi sogni, quello di diventare un pugile come suo padre. E ci fa commuovere quando lo immaginiamo ogni sera che accende YouTube e si mette ad imitare la stessa tecnica di Apollo davanti al televisore. Creed – Nato per combattere non è solo un film sulla boxe e sul sogno americano, come lo è stato a suo tempo Rocky. Il film va oltre.

Adonis resta al centro della vicenda, ma è Rocky Balboa a restare nel cuore del pubblico. Perché continua a piacere? Rivedere Sylvester Stallone salire sul ring, stavolta dall’altra parte delle corde, ci fa sorridere e commuovere. Eccolo nel ruolo di un affaticato, stanco ma pur sempre inguaribile romantico (colui che ogni mattina fa visita al cimitero dalla sua adorata Adriana e dal migliore amico di una vita) e sopratutto un personaggio ancora ‘umano’ che ha abbandonato la fama e preferisce vivere in mezzo alle persone che un tempo hanno creduto in lui.

L’incontro con il giovane Creed è all’inizio complesso. Lui vede Rocky come il rivale di Apollo, poi suo mentore, e col tempo il loro rapporto diventa quasi quello tra padre e figlio. Adonis non è ancora in grado di sopportare il peso del nome che porta con sé, per questo si crea un’identità fittizia. Non ha mai conosciuto suo padre, ma spera di diventare come lui e il percorso che intraprende è difficoltoso, sopratutto perché Adonis dovrà dimostrare di saper sconfiggere il vero nemico: sé stesso, imparando a meritarsi il cognome ‘Creed’. Invece, Rocky combatte un male quasi impossibile da mettere al tappetto, perché è un nemico invisibile che non vuole essere sconfitto, e lo Stallone Italiano sembra davvero aver perso la voglia di lottare.

“Se io combatto, tu combatti”, dice Adonis a un certo punto del film a Rocky. Come si diceva, Creed – Nato per combattere, non è solo una pellicola sulla boxe e sul sogno americano, ma è anche una riflessione sulla vita e sulla lotta per la sopravvivenza. Tutti abbiamo un po’ di Rocky, quel “Eye of the Tiger” che ci sprona a rialzarci quando le difficoltà e gli ostacoli si frappongono tra i nostri sogni. Anche quando le cose sembrano andare male, c’è sempre qualcosa per cui vale la pena combattere.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.