NEL SUO ESORDIO, IL DUCA BIANCO MOSTRA TUTTA LA SUA AMBIGUITA’
Tristemente, l’androgino alieno dai capelli e ciglia posticci si aggira nella sporca e sperduta cittadina.
Quest’uomo, caduto sul nostro pianeta, è alla continua ricerca della salvezza che solo il nostro avido mondo potrà dargli. Apatico, a tratti assente, è visibilmente altrove e nel suo volto scavato si percepisce la pesantezza del gravoso compito: portare in salvo il suo mondo.
Thomas Jerome Newton è il primo nome di David Bowie sulla scena di un set cinematografico. Un finto nome per lui e per il suo alienato personaggio. Fintosi umano, L’uomo che cadde sulla Terra si addentra tra le fitte e avide trame della società economica e politica del nostro pianeta pur di poter salvare il proprio. TJN offre il suo sproporzionato sapere che potrà colmare la cieca sete di guadagno dell’uomo, con l’intento di ottenere i mezzi necessari che lo riporteranno sul suo pianeta natale. Cadendo vittima della spietatezza terrestre, TJN patirà l’assenza di compassione del genere umano divenendo parte della mostrusiotà umana.
Nicolas Roeg presenta con uno stile frammentato e quasi ermetico la sua favola realistica. Realistico è il suo stile che poco si sofferma sulla meraviglia fantascientifica ma che preferisce inseguire l’ambiguità del suo protagonista nella cruda e spaventosa realtà umana.
Eccessivamente magro, David Bowie consumava 10 grammi di cocaina al giorno durante la lavorazione ed essendo privo di alcuna esperienza recitativa si affidava al suo istinto. Un istinto frastornato dagli stupefacenti che lo gettava ancora di più nell’alienazione propria del personaggio. Un istinto che centra le aspettative del carattere tradendo l’acerba consapevolezza delle proprie capacità interpretative e dando il giusto spessore all’assente presenza aliena.
Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tavis, L’uomo che cadde sulla Terra è la metafora sci-fi colma di dramma che polemizza con i mostri del nostro tempo. Con triste narrazione condita da nero umorismo e spente tinte erotiche, Nicolas Roeg dipinge un film fantascentifco che ben si equilibra tra la realtà e il dramma, l’ elemento fantastico e la confusionaria regia.
A sessantanove anni David Bowie firma il suo testamento musicale, che non manca di una breve composizione filmica con il video d’esordio di 10 minuti, Blackstar. Un piccolo grande videoclip nel quale Bowie sembra voler ancora una volta raccontare dell’alieno Thomas, e idealmente così chiudere quel cerchio a quarant’anni dalla sua nascita cinematografica.
Così peculiare e magro, dall’animo isolato e solo David Bowie è l’uomo che cadde sulla terra e oggi, nel giorno della sua morte, nessun’altra frase può meglio descrivere quest’uomo che da idolatrata icona mondiale torna sul suo pianeta.