LA COLLINA DEI PAPAVERI, STUDIO GHIBLI E CIBO: TRIS PERFETTO
Abbiamo spesso parlato dei film prodotti dal famoso Studio Ghibli, in particolar modo di quelli del maestro giapponese Hayao Miyazaki, ma oggi trattiamo queste opere da un nuovo punto di vista, quello gastronomico. In molti avranno notato che ci sono dei temi ricorrenti nelle opere di Miyazaki (il volo, la natura, la crescita, le creature fantastiche, la tradizione giapponese,…), ma un ambito irrinunciabile, seppur talvolta non centrale, è quello culinario. È difficile trovare un suo film in cui non compaia la preparazione di un piatto, talmente ben illustrato da farci venire l’acquolina in bocca.
Ne Il castello errante di Howl c’erano pancetta e uova strapazzate, in La città incantata di tutto e di più, dal ricco buffet iniziale per le vie della città, in cui non manca la zuppa taiwanese ba-wan, alla miriade di portate servite a Senza-Volto, fino agli onigiri e alla torta di Zeniba. In Ponyo sulla scogliera, la simpatica pesciolina faceva scorpacciate di prosciutto, ingrediente presente anche nel ricco ramen servito per cena, mentre in Porco rosso la portata era salmone con besciamella accompagnato da un bicchiere di vino bianco; ne Il mio vicino Totoro un variegato bento e in Kiki – Consegne a domicilio, oltre ad ambientare parte della storia in una panetteria, si preparano pancake e salsicce, una torta salata con aringhe e l’okayu, un porridge di riso che vediamo anche in La principessa Mononoke.
La lista potrebbe ancora continuare, ma in particolar modo in un film dello Studio Ghibli il cibo scandisce le vite dei suoi personaggi. Si tratta della pellicola La collina dei papaveri, scritta da Hayao e diretta dal figlio Goro Miyazaki. Ambientata negli anni Sessanta, è la storia di Umi, una giovane liceale orfana di padre e figlia di una professoressa universitaria che lavora negli Stati Uniti. Umi vive nella casa di famiglia che affaccia sul porto, ormai adibita a ostello, di cui si occupa in prima persona. La ragazza si alza la mattina presto per issare le bandiere, abitudine che ha fin da bambina. A scuola incontra Shun, giovane a cui dedica parte delle sue giornate per rimettere in piedi il Quartier Latin, luogo di incontro di club e studenti della scuola. I due, nonostante siano innamorati, scoprono però di non poter stare insieme, finché gli eventi non volgono a loro favore.
La collina dei papaveri è evidentemente differente dalla maggior parte dei film di Hayao, segnando una netta linea di divisione tra l’arte paterna e gli intenti di Goro, che rinuncia alla magia per limitarsi a raccontare i fatti. In effetti questo non sembra voler essere un film d’animazione per i piccoli, ma soprattutto per i grandi, già a partire dalle tematiche affrontate, tra cui campeggia la lotta studentesca.
La giornata di Umi, oltre che dagli impegni scolastici, è scandita dalla preparazione dei piatti e dai giri per la spesa. Al mattino prepara la colazione che viene consumata quando si è tutti intorno al tavolo: la prima che vediamo, la cui preparazione è accompagnata da una canzone nei titoli di testa che ci illustra piatti e ingredienti, è a base di riso, prosciutto e uova fritte. Dopo la scuola è il momento della spesa e della preparazione della cena. Movimenti metodici e precisi sono alla base delle preparazioni dei piatti, ma fondamentale è anche l’umore della giovane, che influisce sulla buona riuscita o meno della pietanza.
Tra i diversi piatti che vediamo preparare ci sono anche i sugarelli fritti (aji furai). Ecco la ricetta!
Per il pesce:
- Sugarelli
- Farina
- Uova
- Panko
- Sale e pepe
- Olio per friggere
Preparazione:
Iniziate pulendo i sugarelli esternamente (rimuovendo il dorso, la pelle e la testa), poi tagliateli creando due filetti, rimuovete le interiora e lavateli. Per la panatura, che deve risultare spessa e resistente, i pesci vanno prima passati nella farina, poi nell’uovo e infine nel panko, avendo cura di premere fra le mani per far ben aderire tutto al sugarello (se necessario ripassare nell’uovo e nel panko). A questo punto procedete con la cottura in olio bollente.
Servite i sugarelli fritti ben scolati dall’olio guarnendo con un insalatina di foglie di cavolo e con crema di aceto balsamico o salsa di soia, o con una miscela di olio d’oliva, succo di limone filtrato, sale e pepe. Se volete azzardare qualcosa di diverso provate a creare una salsa amalgamando 2 cucchiai di maionese, 1 cucchiaio di aceto (possibilmente di riso), 1 tuorlo, 1 cucchiaino di senape in grani e 1/2 cucchiaino di zucchero, arricchendola con cetriolo, carote e sedano sminuzzati finemente.