KURZEL AMALGAMA GRANDI INGREDIENTI, MA NON TROVA LA RICETTA GIUSTA
GENERE: Drammatico
DURATA: 113′
USCITA IN SALA: 5 Gennaio 2016
VOTO: 2,5 SU 5
C’è grande attesa per la trasposizione cinematografica, diretta da Justin Kurzel, della tragedia shakespeariana Macbeth con protagonisti Marion Cotillard e l’attore del momento Michael Fassbender.
Ambientato in Scozia, nel Tardo Medioevo, Macbeth è la tragedia più breve di Shakespeare e, con il passare degli anni, è diventata l’archetipo della brama di potere e i pericoli che ne derivano.
Dopo aver sconfitto il traditore Macdonwald, sul cammino di Macbeth compaiono tre streghe che prevedono per lui un futuro da re. La conoscenza del proprio destino porterà il glorioso neovincitore a diventare un assassino, e un tiranno, guidato dal seme della pazzia.
Il lungometraggio si apre con la battaglia che cambierà e segnerà la vita del generale Macbeth, barone di Glamis.
Con il viso dipinto di nero, l’esercito di Macbeth si scaglia contro il traditore Macdonwald, il paesaggio cupo, i colori freddi e l’inserimento di fotogrammi al rallenty, sovrapponendo momenti della battaglia, ben rappresentano lo stato d’animo dei protagonisti: stremati, al freddo, a combattere disperatamente per il loro re.
A contrasto, ecco che l’aria si tinge di giallo e Macbeth intravede delle figure sullo sfondo della battaglia. I colori caldi, da questo momento, saranno associati agli eventi magici, all’avvento delle tre streghe e alle profezie.
Il registro di Kurzel è visivo, dalla contrapposizione dei toni caldi e freddi, alla trasformazione fisica di Macbeth, divorato con il passare dei minuti dal senso di colpa. Il generoso barone di Glamis, leale al suo re, si trasforma in un pazzo tiranno, capace di mandare al rogo un’intera famiglia.
I pochi dialoghi dei protagonisti assomigliano molto di più a soliloqui intrecciati tra loro, dando l’impressione che i vari personaggi siano ognuno in un mondo diverso, incapaci di comunicare veramente tra loro.
Se Michael Fassbender veste i panni di un uomo rovinato dalla propria cupidigia, Marion Cotillard è una Lady Macbeth burattinaia, che tira i fili della tragedia. Vomitando parole velenose si trasforma sia in Eva sia in Serpente, si fa macchina del cambiamento e voce della bramosia di potere. È una donna che vende la propria fecondità affinché possa diventare regina, è il vento che alimenta la piccola fiamma di ambizione del marito, trasformandola in un incendio indomabile di cui diventerà lei stessa vittima.
Paesaggi aspri e mozzafiato della Scozia più selvaggia, grandi interpretazioni degli attori, un soggetto che da secoli abita la cultura e le biblioteche di tutto il mondo, sono gli eccellenti ingredienti con cui Kurzel ha costruito il proprio Macbeth, ma non sempre mettere insieme grandi elementi dà vita a un progetto grandioso e il lavoro di Kurzel, purtroppo, ne è l’esempio.