L’ATMOSFERA DI PARK CITY E DEL FESTIVAL PIU’ INDIE CHE C’È
Questa edizione del Sundance Film Festival, iniziata lo scorso 21 gennaio e che proseguirà fino al 31, ha riservato parecchie sorprese, alcune graditissime, Birth of a Nation, altre molto meno, Daniel Radcliffe e le sue arie in Swiss Army Man.
Ci soffermiamo un secondo sulla performance del povero Daniel, che interpreta un uomo morto con problemi di aerofagia e divide la scena con Paul Dano, avvezzo al cinema impegnatissimo basti vedere il suo esordio in Little Miss Sunshine nel 2006, e Mary Elizabeth Winstead, protagonista del nuovo Cloverfield, 10 Cloverfield Lane. Non si può dire che Mr Radcliffe non sia stato bravo, anzi, ma quello che pare abbia scandalizzato e inorridito i critici è il film nel suo complesso, definito da tanti orribile, puerile e indecente.
Birth of a Nation, di Nate Parker, ha reso la quinta giornata del Sundance decisamente più luminosa. L’intenso lavoro di Parker parte dal titolo, evidente riferimento al film muto di D.W. Griffith del 1915, pellicola tra le più sconvolgenti e vergognose della storia di madre celluloide, e prosegue in modo travolgente, descrivendo la ribellione degli schiavi guidata nel 1831 da Nat Turner, che diede una scossa decisiva a quella che divenne poi la Guerra Civile. Parker, attore già visto in Red Hook Summer, Arbitrage, Ain’t No Bodies Saints, non ha solo scritto e diretto il film, ma ha interpretato lui stesso il ruolo di Turner. Pioggia di applausi e pugni alzati in sala prima ancora dell’inizio della proiezione e standing ovation in sala a fine film, hanno reso Birth of a Nation una delle esperienze più forti ed intense di questo Sundance.
Un’altra storia di forte impatto umano, molto più recente di quella di Turner, è stata trattata da ben due film. Christine Chubbuck era una giornalista e attivista americana che si suicidò in diretta il 15 Luglio 1974, sparandosi un colpo in testa davanti a milioni di spettatori inermi. La tragica storia della donna è stata affrontata sia da un documentario, realizzato con la collaborazione della famiglia Chubbuck, che dal film Christine interpretato da Rebecca Hall e da Michael C.Hall. L’attrice di Vicky Cristina Barcelona e The Town, inizialmente restia ad interpretare una persona così complessa ed instabile, ha dichiarato alla stampa di aver accettato entusiasta la parte dopo aver letto la sceneggiatura e compreso il vero messaggio del film. Non la spettacolarizzazione della violenza che tanto piace ai media oggi, ma lo studio di una vicenda umana, senza necessariamente comprendere le vere motivazioni che spinsero Christine anni fa a commettere “l’insano gesto”.
Altre due notizie hanno caratterizzato questi primi giorni del Sundance. Oltre alla parata di star, da
Kristen Stewart, alla piccola di Casa Depp, da Matt Damon e Casey Affleck a Don Cheadle e Justin Bartha, sono stati due i protagonisti della scena. Werner Herzog e Sting. Il primo, venuto a presentare il suo documentario sulla dipendenza da internet Lo and behold: Reveries of the connected ha dato vita ad una vera polemica sull’utilizzo che facciamo di internet, sostenendo di essere rimasto sconvolto dall’approccio delle persone durante l’uragano Sandy: “Sembravano zombie, tutta gente che cercava di accendere il telefono disperatamente, degli automi”. Gordon Summer alias Sting, ha deliziato invece il pubblico del Sundance con una performance live all’ ASCAP Music Cafè, presentando anche Empty Chair, uno dei brani scritti per il film in concorso Jim: The James Foley Story, storia del giornalista che dopo essere stato rapito, venne ucciso nel 2014 dagli iracheni.