Carne e Polvere: un corto di Antonio La Camera

IL RITRATTO SENZA TEMPO DELLA VITA CAMPESTRE CHE NON SI RICORDA PIÙ

carne e polvere posterSelezionato al British Film Institute per partecipare al BFI – Future Film Festival di quest’anno, con sede a Londra dal 17 al 21 Febbraio, Carne e Polvere è un cortometraggio del filmaker calabrese Antonio La Camera che per l’occasione torna nella sua regione d’origine per girare questo nostalgico estratto senza tempo sulla vita campestre, ormai vista con distacco cronico nell’era del digitale, di internet e dell’innovazione tecnologica.

La Carne e Polvere del titolo sono allora i due elementi che contraddistinguono il lavoro di un contadino, che con sudore e fatica deve portare avanti la sua personale battaglia contro l’imprevedibilità della natura. Della durata di dieci minuti circa, il cortometraggio ci mostra allora il suo protagonista agreste intento a coltivare la sua terra, falcidiata dal tempo non favorevole colpevole di avergli rovinato tutto il raccolto.

Il paesaggio calabrese, come detto, la fa da padrone, nella sua poetica rappresentazione di un’Italia che non c’è più o che, meglio, non viene più celebrata e riconosciuta. La Camera, nel suo tornare alla terra natale, dov’è nato e cresciuto, coinvolge anche la cerchia familiare chiamando il padre Giovanni (già presente nel suo precedente, Killer’s Sight) ad impersonare il suo protagonista, aggiungendo così oltre che una discreta personalità, un estremo realismo (La Camera senior fa infatti davvero il contadino).

carne e polverePraticamente muto, Carne e Polvere si distingue per la maestria del suo lavoro visivo, fatto di mirati e raffinati dettagli alternati con un montaggio più che significativo: il viso e in particolare lo sguardo dell’uomo, puri nell’aspetto quanto portatori nel profondo di lunghi anni di duro impegno, contro le stesse mani, loro sì segnate fin dall’esterno; il tutto rapportato con l’ambienta, catturando ora la terra e i suoi frutti ora la pioggia, con cui il protagonista (e la macchina da presa) entra in simbiosi. Ad arricchire la qualità della messa in scena la fotografia, ad opera dello stesso regista, che rappresenta probabilmente l’operazione tecnica più pregiata, condita com’è da un attento e ispirato gioco di luci, a rappresentare la bellezza esteriore della natura nella sua implacabile e spietata vittoria sull’uomo.

 

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