QUANDO PENSI DI CONOSCERE UN FIGLIO AMANDOLO, MA NON BASTA
Un tema attuale e spinoso, di quelli che vorremmo evitare e far finta di non vedere. Cosa succederebbe se uno dei “nostri ragazzi” occidentali, che frequentano la scuola, praticano uno sport, escono con gli amici, insomma vivono la loro vita, un bel giorno sparisse e invece della fuga momentanea per un desiderio di libertà e ribellione, si “arruolasse” nella jiad e varcasse il confine della Syria?
Questa è la storia di La Route d’Istanbul di Rachid Bouchareb. Elisabeth, infermiera a domicilio, vive con la figlia appena maggiorenne Elodie, in un piccolo paese della campagna belga. Elodie è una ragazza sensibile, apparentemente tranquilla. Già in passato era fuggita da casa, ma solo per alcune ore. Questa volta invece nasconde qualcosa di grande ed inimmaginabile: innamorata di un ragazzo di origine araba, ma nato e cresciuto in Belgio, trova nell’Islam la risposta ai suoi vuoti e dubbi, e pensa di aver trovato la sua strada. Tanto da lasciare tutto, convertirsi completamente e aderire ad una guerra assurda e così lontana dalla sua vita.
La route d’Istanbul colpisce non solo per la scelta radicale della giovane, ma si focalizza sul problema della comunicazione “genitore-figli”, poiché la madre scopre un lato segreto della vita della figlia che non aveva mai potuto nemmeno lontanamente immaginare.
La doppia vita di Elodie, esplicitata sui social, pone la questione di come il rapporto con le persone che amiamo possa sfuggirci sotto gli occhi, aprendo strade mai percorse, piene di ostacoli, lontananza, dolore. Quando la madre parte per andarla a scovare e salvare, Elodie, che ha scelto di prendere il velo e cambiare nome, non vuole per nessun motivo tornare sui suoi passi. La nuova fede sembra accecarla.
La profondità de La route d’Istanbul risiede proprio nel fatto che il regista racconta il dilemma della madre, combattuta tra lo strappare la figlia dal pericolo e rispettare la sua scelta, per amore, seppur così incomprensibile. I temi posti sono molti: sociali, politici, psicologici, il ruolo dei social e la difficoltà dei giovani di trovare un punto di riferimento costruttivo. Bravissima Astrid Whettnal, che incarna una madre così vera da strapparci il cuore.
Speriamo che il film, qui fuori concorso alla Berlinale e presentato nella sezione Pamorama Special, venga distribuito in Italia, perché queste storie ci riguardano molto più di quanto siamo portati a pensare.