BERRACHED, HANSEN-LOVE, MILLER: ECCO LE DONNE DELLA BERLINALE
Così come aveva annunciato Meryl Streep durante la conferenza stampa di apertura della Berlinale, le donne hanno un ruolo importante in questa edizione, sia nella giuria che nei contenuti. E se è pur vero che in concorso sono solo due le registe donne (24 weeks di Anne Zohra Berrached e Things to come di Mia Hansen-Love), sono i temi ad essere particolarmente focalizzati sulla figura della donna, nelle sue sfaccettature più diverse, dal ruolo di madre e compagna a quello di donna in carriera, o semplicemente essendo se stessa.
In particolare i due film in concorso alla Berlinale e Maggie’s plan di Rebecca Miller (fuori concorso) affrontano, oltre ad essere stati realizzati da registe, tutti i temi chiave attorno all’essere donna oggi.
24 settimane è un film che pone il tema del conflitto all’interno della coppia di fronte ad una scelta difficile e drammatica: qui il confronto tra uomo e donna si esplicita su un piano emotivo delicato, quasi intoccabile. Una coppia che passa dalla felicità di aspettare il secondo figlio allo shock della notizia che il piccolo avrà la sindrome di down – e fino a qui i genitori sono pronti ad accoglierlo – ed una malformazione cardiaca gravissima.
La madre, in un primo momento decisa a non rinunciare alla nascita del proprio figlio, inizia poi mettere in dubbio questa scelta, entrando in conflitto com se stessa e l’uomo che ama e la contraccambia profondamente.
La regista, che ha realizzato un film equilibrato, credibile ed estremamente coinvolgente, parla pubblicamente della sua esperienza di aborto (non per ragioni di salute del bambino) e racconta di aver voluto affrontare questo tema perché un’altissima percentuale di donne affronta questa scelta e le interessava indagare e raccontare la parte più combattuta e intima di questo tipo di esperienza.
Anche di maternità si parla, con toni decisamente più leggeri, nella commedia sul triangolo amoroso al
centro di Maggie’s Plan, in cui Julianne Moore, Ethan Hawke e Greta Gerwig mettono in scena, grazie alla regia della Miller, un perfetto quadro di come la vita matrimoniale sia tutt’altro che di facile gestione e come è facile che si cada in una sorta di “stagno relazionale” in cui ogni sasso lanciato allarga il cerchio dei guai in cui si può inciampare. Il tutto in una commedia fresca e mai banale in cui gli attori offrono interpretazioni eccellenti. Tra inseminazioni artificiali e famiglie allargate si ride e si riflette.
Di tutt’altro respiro L’Avenir di Mia Hansen Love, in cui Isabelle Huppert interpreta una donna di mezza età mollata dal marito, uomo apparentemente tutto d’un pezzo. In una situazione di inaspettata solitudine, in cui anche il lavoro va male e i figli spiccano il volo, questa donna riscopre il valore di una libertà mentale mai sperimentata prima. In questi tre film della Berlinale, molto diversi tra loro, spicca una femminilità forte, risoluta, coraggiosa, onesta, in cui la donna è una fonte di energia vitale anche nei momenti più difficili.
Women make good movies!