Zootropolis: recensione

IL 55ESIMO CARTONE DISNEY CI RIPORTA IN UN MONDO POPOLATO SOLO DA ANIMALI

Zootropolis locandinaGENERE: animazione
DURATA: 108 minuti
USCITA IN SALA: 18 febbraio 2016
VOTO: 3 su 5

Judy Hopps è una coniglietta che vive in campagna che fin dall’infanzia ha un sogno che coltiva con passione: quello di diventare poliziotta. Anche se tutti le dicono che non si sono mai visti conigli poliziotti, Judy non si arrende, riuscendo infine a realizzare il suo desiderio. Piena di ideali e belle speranze, la nuova agente viene mandata nel commissariato di Zootropolis, enorme metropoli dove fa la conoscenza di Nick Wilde, volpe truffaldina che si fa beffe del suo buon cuore. Nonostante la conseguente antipatia nata tra i due, Judy si troverà ad aver bisogno dell’astuta volpe per risolvere un caso di sparizioni.

Con il suo 55esimo lungometraggio, la Disney riapproda in un universo totalmente antropomorfo, dove la totale assenza dell’uomo è però compensata da gerarchie, divisioni sociali e architetture cittadine tipiche della dimensione umana.

Zootropolis, diretto da Byron Howard e Rich Moore, conferma la capacità disneyana di saper creare un prodotto che sia principalmente rivolto ai bambini ma che, per la sua composizione e per il suo linguaggio, possa essere apprezzato anche dagli adulti. La pellicola affronta svariati temi da favola con intenti pedagogici: il perseguire strenuamente i propri sogni, senza badare a classificazioni imposte dall’alto o dalle convenzioni; l’evitare di lasciarsi condizionare dai pregiudizi, senza giungere a facili conclusioni nei confronti di qualcuno perché “la natura lo ha fatto così”; il non accettare di scendere a compromessi, se si rischia di andare contro ciò in cui si crede, e altri ancora.

Il tutto, però, viene inserito all’interno di un contesto che ricorre più volte a codici linguistici dalla natura potenzialmente ermetica per un bambino: sono i rimandi a un bagaglio culturale o di troppo precedente all’esperienza visiva delle giovani menti di oggi (come le citazioni dei polizieschi anni ’80) o non adatto a essa (come l’inserimento di situazioni debitrici di Breaking Bad). Ma non vi è frattura tra questi elementi e quelli più tipicamente “infantili”: nel loro svolgersi, ogni ingranaggio della macchina filmica compie il proprio lavoro senza stridere, confermandosi anzi come perfettamente funzionante ai fini della riuscita della pellicola.

Pellicola che diverte e allo stesso tempo affascina: non solo per le spassose gag che portano all’eccesso i caratteri tipici di una determinata specie animale (su tutti, l’estenuante lentezza dei bradipi agli sportelli della motorizzazione civile), ma anche per l’universo da essa dipinto, quella Zootropolis così ben rappresentata in ogni suo dettaglio, immensa città che contiene al suo interno ogni possibile razza ma che è pensata in maniera tale da far sentire ogni creatura a casa propria.

Il cartone di Howard e Moore riesce ad arrivare al cuore del bambino e alla mente dell’adulto, intrattenendo e stimolando entrambi con una storia intelligente e profonda dall’alto tasso ironico.

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