LA COMUNE, VIVERE IN COMUNITA’ PER SCOPRIRE CHI SIAMO
1975. Una famiglia composta da tre persone, padre, madre e figlia adolescente. La madre, mezzobusto del tg danese, propone al padre, professore di architettura, di non vendere una grande casa ricevuta in eredità, ma di condividerla con altre persone, dando vita ad una vita “in comune”. Parte da qui la storia narrata da “la comune”, il film di Thomas Vinterberg (regista di Festen e Il Sospetto, co-fondatore del movimento, ormai superato, Dogma95 con Lars von Trier) presentato alla Berlinale 2016, in cui Tryne Dyrholm che per la sua interpretazione ha ricevuto – meritatissimo – l’Orso d’Argento come migliore attrice, nelle sale italiane dal 31 marzo (Bim).
Siamo in un bel quartiere di Copenaghen, e questa famiglia di intellettuali inizia una specie di “casting” per formare questa comunità, in cui, come si sa, ogni scelta sarà fatta secondo principi democratici, in piena condivisione.
Ci si affeziona subito ai personaggi: ognuno di noi può ritrovare, in questi bizzarri inquilini, un tratto di se stesso e dei propri rapporti interpersonali. Scritto con grazia, girato con eleganza, occhio e cuore sensibili, La Comune emoziona, pone questioni, smuove interrogativi, offre una carrellata di varie umanità che difficilmente si dimenticano. Bravi, tutti gli attori. Profondi, veri, i rapporti tra i personaggi, che fanno uscire le umane debolezze, nella loro complessa semplicità.
Vinterberg racconta di essersi ispirato alla sua esperienza personale, quando da bambino i suoi genitori lo portarono appunto a vivere in una comune: “C’era un tempo in cui le persone stavano insieme, condividevano le loro vite. Ora non piu’…tutto scorre, passa, finisce: gli amori, le amicizie, anche la vita. Si muore. Ed io davvero non so ancora come si affronta tutto ciò. Ho cercato di evitare i clichè tipici della vita in comune” – e ci è riuscito benissimo – mettendo in luce le difficoltà e i conflitti”. Vinterberg, a differenza dei suoi genitori, non ha mai creduto nelle relazioni “aperte”, ma dice di ammirare di quelle generazioni il desiderio e la volontà di aver provato e sperimentato nuovi approcci, nuove strade, nuove forme.
A tal proposito Vinterberg ammette anche il peso “politico” del suo film: “mi vergogno molto della politica del mio paese (la Danimarca, ndr), e qualunque cosa possa aprire il cuore e la testa delle persone, facendole uscire dal pregiudizio, è utile”. Ne La comune ci sono l’amore, la paura del decadimento e della fine, l’allegria, la solidarietà, la forza, la perdita dell’innocenza. Ci sono esseri umani che tentano di “spogliarsi” della divisa che la società impone, per trovare se stessi. E’ un tema universale che ci riguarda tutti, forse per questo il film è così coinvolgente. E poi, chi non ha mai sognato di fondare una comune?!