RAOUL BOVA RITENTA LA STRADA AMERICANA CON SARAH JESSICA PARKER
DURATA: 1 ora e 30 minuti
VOTO: 2 su 5
“Tutte le strade portano a Roma”, il celebre proverbio della nostra cultura popolare, che dà il titolo al film, più di una volta è risultato il motto principale di tante produzioni americane, che hanno scelto di girare i propri prodotti nella nostra nazione (l’ultimo esempio è quello di Zoolander 2, tanto per dirne uno). Il fascino della capitale ha infatti attirato i filmakers d’oltreoceano fin da quel Vacanze Romane del 1953 che ha fatto storia, sì con gli Oscar ad Audrey Hepburn, segnando l’inizio della sua ribalta, e al soggetto di Dalton Trumbo, costrettp a firmarsi all’epoca col nome di un suo collega, ma soprattutto a livello immaginifico, con la Vespa a scorrere per le viuzze romane simbolo del nostro paese in tutto il mondo. Stereotipi e luoghi comuni, col passare degli anni, l’hanno però fatta da padrone, basta guardare discutibili trasposizioni in film come To Rome With Love e Mangia, prega, ama, e ci è voluto Sorrentino e La Grande Bellezza per rappresentare l’antica “caput mundi” in maniera, perlomeno, del tutto inedita. Sarà riuscita Ella Lemhagen e il suo All The Roads Lead To Rome a differenziarsi dai suoi più recenti predecessori?
Maggie è una rigida, madre single e insegnante di scrittura all’Università di New York City . Nel tentativo di ristabilire il contatto con la sua tormentata figlia teenager Summer , decide di intraprendere un viaggio in un villaggio toscano, che ha visitato quando era giovane. All’arrivo, Maggie si imbatte in Luca, il suo fascinoso ex amante che è ancora scapolo e vive con sua madre di ottantanni Carmen. Summer, a cui manca il suo fidanzato di New York, e Carmen, che sta segretamente pianificando il suo matrimonio con Marcellino, il suo unico vero amore a Roma, contro la volontà di Luca, rubano impulsivamente l’auto del figlio e partono alla volta della capitale. Maggie e Luca, allora, immediatamente corrono all’inseguimento, consentendo alle due coppie in contrasto di trascorrere del tempo insieme e sviluppare una nuova comprensione gli uni con gli altri.
Maggie è Sarah Jessica Parker, la quale dalla fine dello show HBO Sex And The City, sta cercando, non con una certa di difficoltà, di staccarsi dal ruolo che l’ha resa celebre in tutto il mondo. I due film sulla serie, sicuramente, non hanno aiutato, così come i molti flop fin qui conseguiti, e non sembra questa la pellicola che la rilancerà. Chi si sarà stupito, invece, nel leggere il nome di Raoul Bova accostato ad una commedia americana, non sa che l’attore italiano ha già più volte prestato il suo volto in numerose produzioni d’oltreoceano, dal 2002 con Sylvester Stallone in Avenging Angelo fino al ruolo da co-protagonista in Alien vs Predator, a cui si aggiungono altrettante apparizioni in serie tv (l’ultima in The Company, con Michael Keaton). Accanto a loro, Paz Vega e, soprattutto per noi, Claudia Cardinale, volto di quel cinema che abbiamo ricordato nostalgicamente in fase di presentazione.
Rispondendo alla cruciale domanda che abbiamo posto quindi, il responso è perlopiù negativo: All Roads To Lead Rome a livello figurativo utilizza i soliti e abituali cliché sull’Italia, ora nelle campagne toscane (al solito inquadrate come se fossimo rimasti fermi a cinquant’anni fa) ora per le strade romane (quasi rimpiangendo la pur breve sequenza della folle corsa di Daniel Craig nell’ultimo 007), segnando il suo primo punto a sfavore. Sul piano dell’originalità, poi, va detto che il lavoro della regista svedese Ella Elisabeth Lemhagen non è supportato neanche dallo script ad opera del britannico Josh Appignanesi e Cindy Myers, che scrivono una storia a metà tra Mamma mia! e i più classici film per tv in stile “gemelle Olsen”, non riuscendo mai ad elevarsi sul piano dell’intrattenimento. Insomma, sembra che dobbiamo attendere ancora per vedere Roma e il nostro paese tutto descritti diversamente dagli autori statunitensi, ai quali non ci resta che consigliare il recupero (dando per scontata la visione del film premio Oscar di due anni fa) de Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, per ridestarli sul fatto che la capitale che conoscevano loro è “giusto un po’” cambiata dagli anni ’50.