LA COMMEDIA FRANCESE CHE PONE IL PUBBLICO DAVANTI A UN QUESITO: COME REAGIRESTI SE FOSSI OBBLIGATO A OSPITARE UNA PERSONA SVANTAGGIATA A CASA TUA?
GENERE: commedia
DURATA: 102 minuti
USCITA IN SALA: 28 aprile 2016
VOTO: 2,5 su 5
La regista francese Alexandra Leclère presenta Benvenuti…ma non troppo, una commedia corale sul tema molto attuale dell’ospitalità.
Come reagirebbero i cittadini se il governo approvasse una legge che obbliga chi dispone di camere libere nella propria abitazione di ospitare le persone più disagiate? Questo il quesito su cui Leclère costruisce Benvenuti…ma non troppo.
A narrare le conseguenze di tale ipotesi sono gli inquilini del civico 86 di rue du Cherche Midi, un lussuoso palazzo dell’area più esclusiva del centro parigino.
C’è la famiglia Dubreuil, ricchi borghesi, i coniugi Bretzel, intellettuali e radical chic, la portinaia fascista, il vicino eccentrico e gli Abramovitch, una coppia anziana.
Se la prima reazione dei signori Dubreuil è scontata, cercando in tutti i modi di riempire le stanze vuote del proprio appartamento, quella di Béatrice Bretzel, attivista politica, lascia spiazzati, facendo riflettere che tutti possono esser generosi prendendo parte a manifestazioni per i diritti dei meno fortunati, ma quanti sono disposti a mettere in pratica, poi, le proprie opinioni?
Condividere la propria intimità con degli sconosciuti non fa piacere a tutti, ma ecco che all’interno dell’86 si affaccia Patrick Chesnais nel ruolo del vicino eccentrico, senza famiglia che è pronto ad accogliere quanta più gente possibile per non rimanere solo, per avere un po’ di compagnia. Ma c’è anche chi, come spesso capita, in situazioni di panico generale avvia un commercio illegale, è il caso della portinaia che allestisce in quattro e quattr’otto un sito per scambiare il proprio ospite con quello di un’altra famiglia, ovviamente, a pagamento.
Benvenuti…ma non troppo è un potpourri di reazioni molto veritiere a un evento destabilizzante, un ritratto dei vari modi di accettare il cambiamento e lasciarsi modellare, o meno, da esso.
C’è chi potrebbe riscoprire un lato del proprio carattere dimenticato o chi, per necessità si adegua, per poi riprendere il controllo della propria vita non appena la normalità è ristabilita.
E questo è il caso dei coniugi Dubreuil, dove il marito (Didier Bourdon) scopre di non essere sempre stato cieco davanti ai bisogni degli altri, ma la vita accomodante che si è guadagnato gli ha creato dei paraocchi. Al contrario, la moglie (Karin Viard) si rassegna al cambiamento e come il giunco del proverbio cinese, si piega per non spezzarsi attendendo il ritorno del sereno.
Grazie alla collaborazione tra la società di distribuzione UBU e la Croce Rossa Italiana parte degli incassi del film sarà devoluta dal distributore alla CRI come contributo all’attività di assistenza alle persone senza fissa dimora.